martedì 22 dicembre 2009

Auguri e lungimiranza...

Olivotto

Cari voi che mi leggete, è ormai tempo di chiudere i battenti.
Siamo alle corse dell'ultimo minuto, alle dita incrociate per le ultime infornate di panettone, agli impacchettamenti vari, alle partenze...pertanto, salvo delirio di onnipotenza da pandoro (sto provando a farlo per la prima volta e con il LM e qualora dovesse riuscirmi, sono certa che sentirete gli squilli di tromba), credo che sia ora di porvi i miei più cari auguri, ringraziando per il costante affetto che dimostrate ad una lunatica burbera (come qualcuno qualche settimana fa ben mi descrisse) come me!
E ora veniamo al momento della lungimiranza: il digestivo qui sopra...
Dati i pasti luculliani, mi sembra utile regalarvi la ricetta di una delle più buone grappe mai bevute: la grappa alle olive (ribattezzata dal papà Olivotto).
Io non sono un'amante dei liquori, ma vi assicuro che questa grappa è speciale!
Sarà perchè abbiamo raccolto insieme le olive quest'autunno in una cornice stupenda, sarà perchè l'ha curata il mio papà, fatto sta che è la più buona grappa mai assaggiata!

tappo2

Olivotto

un litro di grappa bianca
200g olive fresche incise longitudinalmente (taglio kalamata)
400g zucchero

Cacciare tutto dentro una bottiglia e far riposare per 3 settimane. Togliere le olive, mangiarle (o conservarle in un barattolo) e scolarvi il grappino!

P.S.: siamo in imminente partenza per New York, avete consigli, dritte, indirizzi, ecc?

domenica 20 dicembre 2009

Se anche voi...

collagekk

...siete a casa con l'influenza, non avete un esorcista (per il naso) a disposizione e dovete fare ancora tutti i regali, forse l'idea dello chef Marino Farinella fa al caso vostro!
Si tratta di impastare, inforcare e cuocere...
...e avrete subito a disposizione dei fantastici biscottoni-lollipop da regalare o da utilizzare come segnaposti o per un simpatico centrotavola!
Le foto ritraggono proprio lo chef al lavoro durante un altro piacevole pomeriggio passato presso Cookingshop!
La ricetta di questa frolla agli agrumi (che non va fatta riposare!) la trovate QUI, mentre QUI ci sono tutte le altre ricette testate quel giorno.
Buon lavoro!

venerdì 18 dicembre 2009

Budino di zucca alle mandorle

Budino di zucca alle mandorle

Raro caso di ricetta di cui non cambio una virgola ma che, in fin dei conti, non mi ha fatto strappare i capelli. Viene da Di zucca in zucca, recente pubblicazione di Bibliotheca culinaria. L'ho trovato un dessert incompleto. Non cattivo, ma incompleto (e un po' insulso). Chissà che l'aggiunta di una cremina riesca a dargli un tono maggiore.
Il bilancio del libro per ora è:
- una ricetta insoddisfacente;
- una ricetta errata.
Come la mettiamo???


Budino di zucca alle mandorle

per 6 persone:
500g zucca violina (io ho usato la mantovana)
50g mandorle dolci tostate
50g zucchero semolato
15g burro
15 zucchero di canna
250g latte
4 uova (ma io ne leverei una)
cannella in polvere

Pulire la zucca e cuocerla per 40 minuti nel latte, poi scolarla e passarla al setaccio.
Tritare le mandorle fnemente dopo averle lasciate in freezer per 15 minuti (questo fa sì che non rilascino olio), mescolarle con lo zucchero e aggiungerle alla purea di zucca.
Sbattere le uova con la cannella e aggiungerle al resto.
Imburrare e zuccherare (con zucchero di canna) degli stampini, versarvi il composto e mettere a bagnomaria in una pirofila coperta di alluminio. Cuocere 40 minuti a 180 gradi.

mercoledì 16 dicembre 2009

Terrina ai due salmoni con caprino e caffè

Terrina ai due salmoni con caprino e caffè

Lo so che siete scettici...ve lo vedo scritto in faccia...eppure dovete provare!
Questa terrina, dai sapori adatti a un bel pranzo di festa, vi stupirà con effetti speciali! La grassezza del salmone infatti, si sposa a meraviglia con l'acidità del formaggio di capra e l'amaro del caffè.
Sembra un piatto un po' 80s* ma al palato regala davvero!


Terrina ai due salmoni con caprino e caffè

Per 12 persone:
400g salmone fresco a tranci
200g di salmone affumicato + 50g per la guarnizione
250g panna fresca
130g caprino lungo e stretto
8g gelatina in fogli
Olio, caffè in polvere, pepe e coriandolo

Mettere i fogli di gelatina a bagno. Portare la panna a ebollizione, poi toglierla dal fuoco e tenerne da parte mezzo bicchiere.
Cuocere i tranci di salmone per qualche minuto con un filo d’olio. Una volta cotto, togliergli le lische, spellarlo e frullarlo insieme al salmone affumicato, alla panna, ad un pizzico di coriandolo e ad una macinata di pepe.
Suddividere il composto a metà.
Portare ad ebollizione metà della panna tenuta da parte, sciogliervi dentro 4g di gelatina strizzata e unire il composto ad una metà del pesce frullato.
Disporre il tutto all’interno di uno stampo rivestito di pellicola e far riposare in frigo per almeno mezz’ora.
Rotolare i caprini nella polvere di caffè e disporli al centro del composto di pesce ormai addensato.
Far bollire la panna rimanente, sciogliervi i 4g di colla di pesce rimasti, unire il composto al pesce frullato e ricoprire i caprini. Riporre la terrina in frigo per un’ora almeno , ribaltare su un piatto e servire.

*no, non è che "sembra" un piatto un po' 80s, lo è proprio...

lunedì 14 dicembre 2009

E dopo i peli della faraona...

Uova Parisi

...siamo rimaste una giornata a cercare il pelo nell'uovo!
Non so bene da dove cominciare (e non so nemmeno da dove comincerà* Lydia, visto che ci siamo messe d'accordo di non raccontarci niente per non influenzarci a vicenda), ma questa storia va raccontata.
Dovete sapere che Lydia ed io è da mesi che ci confrontiamo sconvolte sulla crescita esponenziale dei ristoranti che propongono nel menù le uova di Parisi.
Ma che avranno ste uova? - ci siamo più volte chieste, scommettendo che, alla cieca, non avremmo trovato alcuna differenza tra un buon uovo di gallina scorrazzante e le famose uova toscane.
Così ci siamo armate di tutto punto e abbiamo messo a confronto:
- un uovo di Paolo Parisi dal costo di 1.10 euro;
- un uovo acquistato presso la cascina Femegro al costo di 0,16 euro.

Uova Parisi

Di nascosto l'una dall'altra e a turni sfalsati, io preparavo con questa ricetta le due uova per lei (Parisi nella cocottina gialla e l'uovo normale in quella blu) e lei quelle per me...

...curiosi del risultato???

Uova Parisi

Contro ogni aspettativa (e pure un po' a malincuore) entrambe abbiamo inequivocabilmente segnalato l'uovo di Parisi come più buono (lo stesso ha fatto il mio fidanzato messo alla prova alla sera).
Più buono non perchè avesse sapori particolari, ma semplicemente perchè sapeva più di uovo.
Se ora vi state domandando quanti soldi abbiamo preso dal sig. Parisi, la risposta è zero. Però ci sembrava carino rendervi partecipi del nostro esperimento e poi quel che è giusto, è giusto.
Ora la domanda è: vale la pena spendere 1.10 euro a uovo? E' normale che un uovo, seppur più buono, costi sette volte tanto? In quali casi è meglio usarlo?

A voi l'ardua sentenza!

*per il racconto di Lydia, andate QUI

venerdì 11 dicembre 2009

Posto la past@: i bigoli con le acciughe del mio papà

I bigoli con le acciughe del papà

Eh sì, per questo concorso ho deciso di giocarmi il jolly! Cari mangiatori-di-tzatziki-in-orari-improbabili, sfodero l'arma del papà! Sì, perchè dovete sapere che da quando il mio papà è andato in pensione (oltre a prendere la patente per le ambulanze e a fingere di fare il crocerossino modello!) ha deciso di dedicarsi alla cucina...
Credo di avervi già parlato delle sue mostarde o della variante dalmata e non potevo quindi non rendervi partecipi anche dei suoi mitici bigoli con le acciughe (o, in lingua originale, bigoi con le sardelle)!
Piatto tipico del mantovano (e di cui potete leggere qui) lui lo rivisita aggiungendo qualche ingrediente segreto che, in nome del concorso, ho convinto a condividere con voi (obbligandolo a pesare ingrediente per ingrediente...).
Io li adoro!


I bigoli con le acciughe del papà

Ricetta per due persone:
Per cucinare i bigoli dello squalo bianco io faccio così:
Metto in un tegamino antiaderente due cucchiai di olio evo, ci sminuzzo uno spicchio d'aglio privato della sua anima e a fuoco lento stempero un vasetto di alici sott'olio da 80/90 grammi (oppure 80 grammi di acciughe salate disliscate e sfilettate). A questo punto aggiungo un cucchiaio abbondante di pomodori secchi macinati od in alternativa un cucchiaio di triplo concentrato Mutti. Per amalgamare il tutto due cucchiai di vino bianco che vado a sfumare assieme ad un cucchiaino di aceto balsamico.
Per finire un cucchiaino di condimento per aglio, olio e peperoncino (sapori di Ischia o condimento di mezzanotte Monini).
Salo l'acqua di cottura della pasta con metà sale del solito perchè le acciughe sono già saporite e cuocio una abbondante razione di spaghetti di buona misura e qualità.
Buon appetito!

giovedì 10 dicembre 2009

Datteri ripieni

Datteri ripieni

Questo è stato il bocconcino di apertura della nostra cena di capodanno dell'anno scorso. Mi piaceva l'idea di mantenere i frutti benaugurali del cenone pur presentandoli in una nuova veste.
Non avevo grosse aspettative (anche perchè non amo particolarmente i datteri: li trovo sempre troppo stucchevoli e, mangiato uno, mi ritrovo regolarmente tutta la scatola sul groppone) e invece sono stati una rivelazione! Provare per credere anche perchè ci vogliono non più di tre secondi per la preparazione.


Datteri ripieni

Per 4 persone:
12 datteri
6 gherigli di noce
50g gorgonzola

Tagliare i datteri in due in senso longitudinale.
Spalmare un velo di gorgonzola su entrambe le parti e riaccoppiare il frutto con all’interno un mezzo gheriglio di noce.

Aggiornamento: per restare in tema di bocconcini con la frutta secca (così facciamo un vassoio completo), guardate cosa vi propone Dada oggi.

mercoledì 9 dicembre 2009

La ricetta giusta per un mondo più buono!

biglietto auguri mlal

Oggi non voglio dire niente.
Voglio solo ricordare che mentre noi siamo qui (peraltro giustamente) a spremerci le meningi sulle ricette di Natale, in una fetta consistente del nostro pianeta c'è ancora chi muore di fame.
Voglio solo ricordare che il vertice della Fao tenuto a Roma il mese scorso ha fatto ridere i polli.
Voglio solo dire che tutto quello che vorrei dire lo trovate QUI.
E che è ora che ci diamo una mossa.

http://www.progettomondomlal.org/

venerdì 4 dicembre 2009

My first faraon ripien!

Faraona ripiena

E questa sappiate che l'avete chiamata voi a forza di dire che l'insalatina qui sotto era adatta ad un bel tacchino ripieno!
Così dopo lunghi studi, mi sono procurata il volatile disossato e ho meditato su ripieno e cottura.
Prima però ho riscontrato qualche ostacolo nel togliere delle piumette sporadicamente rimaste: visto che il cannello ha deciso di scioperare nonostante il rischio di intossicazione nel tentativo invano di ricaricarlo e dato che sono priva di gas in casa (ho il vetroceramica), ho deciso che l'unica arma rimasta per togliere i peli dalla faraona fosse una ed una soltanto: la pinzetta per le sopracciglia.
Depilato il pennuto, è stato poi un gioco da ragazzi (più o meno...)!


Faraona ripiena alle albicocche


Per 6 persone:
Una faraona disossata da 1kg
250g di salsiccia
60g albicocche secche
40g uvetta
scorza di limone grattugiata
25g parmigiano grattugiato
250g pancetta tagliata a fette
Mezzo bicchiere di brodo di carne e mezzo bicchiere di marsala
Burro, sale, due rametti di timo fresco

Far rinvenire le albicocche e l’uvetta per almeno mezz’ora in acqua tiepida.
Spellare la salsiccia e unirla al parmigiano, alla scorza di limone e ad un pizzico di sale.
Strizzare le albicocche e l’uvetta e dopo averle grossolanamente tagliate, aggiungetele al composto.
Riempite la faraona con il ripieno e chiudetela per bene con dello spago da cucina. Avvolgetela nella pancetta e fissatela con dell’altro spago.
Imburrate una pirofila, versatevi un goccio di brodo e adagiatevi la faraona. Infornate a 200 gradi per 10 minuti. Poi aggiungetevi il marsala e i rametti di timo e, abbassando la temperatura a 150 gradi, cuocete per altri 10 minuti. Aggiungete ora il brodo restante e cuocete per altri 40 minuti, bagnando la faraona col proprio sugo ogni dieci minuti. Mantenetela al caldo coperta da un foglio di alluminio prima di servirla.

giovedì 3 dicembre 2009

Insalata con castagne e ribes

Insalata con castagne e ribes

Io vi informo: in questi giorni batto un po' la fiacca e le mie proposte sono quanto di più rapido e veloce si possa trovare. Però, nella loro semplicità, sono tutte particolarmente azzeccate. Prendiamo questa insalata ad esempio -ideale per essere servita dopo un pasto importante- coniuga insieme le note dolci e vellutate della castagna con la fresca acidità del ribes...davvero deliziosa!


Insalata con castagne e ribes

per 1 persona
misticanza
una decina di castagne bollite
un rametto di ribes
sale
olio extravergine d'oliva

Lavare il rametto di ribes e sgranarlo. Unire i chicchi all'insalata e alle castagne lesse e condire con sale e olio.

martedì 1 dicembre 2009

Cestini di bollito con mostarda

Cestini di bollito con mostarda

...ovvero prime prove tecniche di Natale!
Già dallo scorso anno ho iniziato a giocare con i piatti della tradizione cercando di "alleggerirli" e/o di mantenerli in dimensioni ridotte e simboliche. Questa volta è stato il caso del bollito. Mi sono fatta un brodino leggero con del cappello del prete e una coscia di gallina e con la carne restante ho pensato di fare una prova per questo bocconcino. Temevo risultasse un po' asciutto (tanto che avevo già meditato di aggiungere un cucchiaio di purè alla base) invece è risultato perfetto così! Inutile dire che la mostarda (di zucca) è una ricetta del papà!


Cestini di bollito con mostarda

pasta brisèe
bollito
mostarda
un mestolo di brodo

Accendere il forno a 180 gradi. Ritagliare dei cerchi di pasta brisèe e disporli all'interno di 12 stampini per muffin rivestiti di carta forno. CUocerli in forno per 10 minuti circa.
Farli raffreddare ed estrarli.
Tagliare la carne al coltello e ripassarla in un padellino con un mestolo di brodo caldo per un paio di minuti (giusto il tempo che si scaldi). Distribuire la carne all'interno delle tartellette e completare con un cucchiaio di mostarda. Servire subito.

venerdì 27 novembre 2009

Pappardelle con anatra, carote e arancia

Pappardelle con anatra, carote e arancia

Oggi ancora un primo e ancora pasta fresca (questa settimana è andata così!). Il tutto è nato perchè avevo un abbondante avanzo di salsa alla carota e arancia di cui vi avevo parlato in occasione del post su Cookingshop e che avevo fatto da servire con un brasato. Il connubio anatra e arancia è ovviamente scontato e così ho voluto accompagnarlo ad un po' di pasta fresca (anche perchè, ad essere sinceri, il petto d'anatra in purezza non è che mi faccia poi strappare i capelli).
Vi auguro un buon fine settimana!


Pappardelle con anatra, carote e arancia

Per 4 persone
360g pappardelle
un petto d’anatra (300g circa)
crema di carote e arancia*
grana grattugiato

Mettere il petto d’anatra in una pentola ben calda e dalla parte della pelle e farlo andare a fiamma bassissima e a tegame coperto per 20 minuti. Poi alzare la fiamma e sfumare per qualche minuto a tegame scoperto con due dita di vino rosso.
Recuperare il petto, togliergli la pelle, rigirare la carne e ri-appoggiarla sulla pelle (di modo che i due lati della carne poggino entrambi sulla parte grassa).
Cuocere altri 15 minuti a fuoco basso e a tegame coperto.
Recuperare la carne -mentre continuate a fare andare la pelle a tegame coperto- e tagliarla a bocconcini. Spegnere il fuoco e rimettere i bocconcini nel tegame con la pelle. Coprire e lasciare al caldo fino al momento di condire.
Cuocere le pappardelle al dente e condirle con il sugo d’anatra.
Distribuire sul fondo dei piatti un cucchiaio di salsa alla carota, adagiarvi le pappardelle e terminare con una spolverata di grana grattugiato.

*Per la crema:
1/2 kg di carote
1 arancia
100 gr di zucchero
Togliere solo la parte colorata della buccia dell'arancia e farla bollire in acqua cambiandola 6 volte. Quindi metterle in un pentolino con lo zucchero, e 2 cucchiai di acqua per farle caramellare.
Pulire le carote, tagliarle a dadini e bollirle unendo l'arancia tagliata a metà. Unire le carote e le bucce e frullare per ottenere una purea.

mercoledì 25 novembre 2009

Ravioli di cavolo nero e castagne su crema di zucca

Ravioli di cavolo nero e castagne su crema di zucca

Caro Corrado, questi ravioli sono per te! E ti assicuro che sono stati parecchio sudati...sì, perchè con loro abbiamo subito iniziato col piede sbagliato: mi armo di ciotola e farina nuova (quella che uso esclusivamente per le paste fresche e che compro in una cascina fuori Milano -la cascina Femegro), aggiungo le uova e inizio a lavorare il tutto con la forchetta...e niente! Forse ho sbagliato a pesare la farina o forse le uova erano troppo piccole...insomma, il composto non stava insieme...mistero...allora inizio stizzita ad aggiungere un filo d'olio e poi acqua, ma niente, la consistenza rimane sempre "strana" e sbriciolosa. E allora controllo la farina per verificare che non avesse problemi...e...non avevo mica preso la farina di riso?????
E qui mi censuro, vi risparmio le brutte parole e tutto il rewind...
Ecco i miei treSUcinque!


Ravioli di cavolo nero e castagne su crema di zucca

per 6 persone (o 4 mangione):
4uova
400g farina 00 (!)

140g cavolo nero lessato (in acqua salata) e ben strizzato
300g castagne bollite (in acqua salata con una foglia di alloro)
100g parmigiano grattugiato
2 uova
80g burro

400g zucca cotta al forno

burro e parmigiano per finire

Preparare la pasta lavorando insieme le uova e la farina. Farla riposare per mezz'ora e stenderla sottile (facendo attenzione a non farla seccare).
Tagliare il cavolo nero e ripassarlo in una padella con gli 80g di burro e le castagne. Frullare il tutto assieme al parmigiano e, una volta intiepidito, aggiungere le uova.
Distribuire il ripieno a mucchietti sulla pasta e formare i ravioli.
Setacciare la zucca e creare una crema con l'eventuale aggiunta di 2-3 cucchiai d'acqua.
Lessare i ravioli, passarli velocemente in una noce di burro fuso e adagiarli sulla crema di zucca precedentemente distribuita sul fondo del piatto.
Terminare con una spolverata di parmigiano.

lunedì 23 novembre 2009

Ancora loro...

Bocconcini con le rape

Qual'è il modo più immediato e paraculo per rendere un cibo stuzzicante e attraente? Molto semplice: basta renderlo finger food!
Se poi ci si aggiungono un avanzo di brisèe da qui, un po' di creme fraiche e la solita chilata di rape da finire, il gioco è fatto!
Che vi devo dire? Mi sono piaciute? Mah, così cammuffate in effetti non erano male...
In compenso, tutta presa dal mio astio nei confronti del suddetto vegetale, mi sono scordata di inserire la funzione macro e la foto è quella che è...


Bocconcini con rape e timo

per 12 mini bocconcini:
pasta brisèe
1 rapa
1 patata (dello stesso peso della rapa)
2 cucchiai di creme fraiche
timo
sale e pepe
uno stampo da minimuffin (io ho usato quello della silikomart)

Sbucciare la rapa e la patata e metterle a bollire in acqua salata finchè sono cotte (attenzione a tenerle al dente e a non farle cuocere troppo!).
Nel frattempo ritagliare dei piccoli cerchi di brisèe con un coppapasta e infilateli dentro gli stampi per minimuffin rivestiti di carta forno (che poi vi aiuterà ad estrarli).
Cuocete i gusci di brisèe per una decina di minuti a 180 gradi (facendo attenzione a inserirli in forno ben freddi).
Scolare la rapa e la patata, tagliarle a piccolissimi cubetti e condirle con la creme fraiche, il timo e il pepe.
Tirar fuori i gusci di brisèe, farli raffreddare e riempirli con il composto di rapa e patata.
Terminare con un rametto di timo.

Ah, per la ricetta mi sono ispirata alla proposta di copertina de La cucina del corriere della sera del mese scorso (cioè del numero di novembre).

venerdì 20 novembre 2009

Un paio di cose...

Oggi vi vorrei raccontare due cose: la prima (si inizia sempre dalla brutta!) è che temo di aver scoperto che io e le rape non andiamo molto d'accordo. Ci ho fatto una cremina con la patata e l'ho servita con un'abbondante sbriciolata di salsiccia, ma non c'è stato verso...me la sono anche in parte mangiata, ma confesso di non gradire molto il suo sapore (almeno non così in purezza). La cosa strana è stata che, al contrario, quel solitamente-schizzinoso del mio futuro sposo è andato letteralmente giù di testa per quella stessa sbobbetta che io -a fatica- riuscivo a mandar giù...grrr! Ma ci riprovo, eh! Sappiate che non ho nessuna intenzione di mollare!

Khun rikon

Ma veniamo alla seconda cosa, ovvero alla bellissima esperienza alla quale ho avuto il piacere di partecipare in casa Cookingshop.
Non sono brava a raccontare questo tipo di cose, ma questa volta mi sento proprio in dovere di farlo. Come ho avuto modo di dire, oltre al piacere di incontrare persone che virtualmente conoscevo da anni, in quell'occasione mi sono sentita trattata assolutamente "da adulta". Insieme ad altre cinque blogger, infatti, sono stata invitata ad una giornata in cucina alla scoperta di un nuovo tipo di pentole svizzere e chi ci ha accompagnato in questo percorso sono state delle figure altamente professionali, preparate a menadito e con una voglia di darsi che non ho mai riscontrato altrove. Ne sono uscita entusiasta. Non è facile parlare a persone con quel livello di preparazione, che si prestino a rispondere ad ogni nostra curiosità, senza reticenze e con la gioia di farlo (il tutto coadiuvato da un ambiente a dir poco familiare).
Bè, per me è stata un'esperienza ricchissima ed entusiasmante.
Non mi capita tutti i giorni di iniziare una seduta parlando di come si disossi una quaglia...perchè questo è quello che è successo. Non il pettino di pollo, no, no: una quaglia!
Per questo dico che mi sono sentita trattare "da adulta" e ho imparato molto più in quella giornata che nel mio ultimo anno di vita.

Quaglie

Il menù proposto è stato un susseguirsi di sorprese: negli ingredienti, negli accostamenti (penso di essere ormai "malata" di una crema di carote e arancia), nelle presentazioni, nella semplicità che stupisce.

Collage quaglie completo

Per iniziare, Quaglia disossata con purea di carote all’arancia e salsa al moscato


Monoquaglia

Poi una Crema di zucca, porcini, castagne e patate viola

Collage crema di zucca

e ancora l'Insalata di bollito

Collage bollito

e una splendida Composta di frutta secca con gelato alla vaniglia che francamente non ho nemmeno avuto il tempo di fotografare.

E' stata una giornata perfetta.
Grazie a Marco Perucco, Lorenzo Secondi e ovviamente a tutto il team di Cookingshop che mi ha consentito questo privilegio.

mercoledì 18 novembre 2009

Sandwich di baccalà mantecato

Sandwich di baccalà mantecato (con la ricetta di Alex)

Sabato mattina: mi alzo, mi sveglio (sì, perchè alzarsi e svegliarsi sono due concetti che non sempre coincidono...), bevo il caffè e...che gran voglia di baccalà mantecato! Sì sì, mi è presa così.
Approfittando di una giornata di solitudine, sono uscita, ho comprato mezzo chilo di baccalà già ammollato e mi sono messa al telefono:

Driiinnn...
- Alex, buongiorno! Sei pronta per dirmi tutta la verità e nient'altro che la verità sul baccalà mantecato???
E così è stato...

Poi sabato era una giornata terrificante, grigia e cupa e, come lei, mi è presa una gran voglia di piatti a lunga preparazione e da cucinare pian piano...
Non so se questa possa considerarsi una ricetta a quattro mani (o se a due mani più una cornetta...) fatto sta, che il risultato era buono da impazzire.
Prima di lasciarvi alla preparazione che, lo ripeto, è unicamente merito di Alex (io mi limito a riportarvi tutto quello che mi ha insegnato lei), faccio una precisazione: la presentazione con l'anice stellato non è nata a caso, ma vuole richiamare l'accostamento olfattivo che ho potuto testare da Alajmo. Lui utilizza le sue essenze, noi possiamo accontentarci di una grattugiatina di anice o semplicemente di spargerne il profumo nell'aria.


Sandwich di baccalà mantecato


baccalà già ammollato
olio buono (io sempre il mio fidato Polifemo che, con le sue note di pomodoro, richiama il classico abbinamento del baccalà mantecato con la confettura di pomodoro)
uno spicchio d'aglio tagliato in quattro
pepe
cucchiaio di legno e santa pazienza

polenta (io ho usato la Ottofile di Prunotto che non ho però trovato così eccellente quanto credessi, ovvero era tanto buona quanto la farina di Storo che uso quotidianamente e non così buona come una ottofile della Garfagnana che ho avuto modo di testare un paio d'anni fa)
anice stellato

Mettere il baccalà in acqua fredda e farlo bollire 15 minuti circa. Scolarlo (io ho conservato un bicchiere d'acqua di cottura), pulirlo dalla pelle e dalle lische, peparlo e inserirlo in un contenitore alto e stretto (Alex suggeriva il bricco del latte). Iniare al lavorare il pesce con il cucchiaio di legno aggiungendo pian piano, olio a filo. Rigiratelo come se fosse una polenta, rompendo a poco poco così le fibre e montando in questo modo il composto. Continuate aggiungendo olio fino alla consistenza desiderata (io alla fine ho aggiunto un paio di cucchiai d'acqua di cottura). Distribuirlo in un contenitore e infilarci dentro per mezz'ora lo spicchio d'aglio tagliato in quattro a dare profumo.
N.B. : Alex vieta categoricamente l'uso di panna o latte, innanzitutto perchè questi non rispecchiano la ricetta originale e, in secondo luogo, perchè tendono ad irrancidire.

Preparare la polenta come da vostra ricetta, distribuirla in un recipiente della giusta altezza (che vi consenta, cioè, di ottenere dei medaglioni dell'altezza che voi desiderate) e farla raffreddare. A questo punto, copparla e scaldarla sulla piastra.
Montare i medaglioni di polenta col baccalà come per formare un panino. Terminare il tutto con l'anice stellato e lo spago da cucina.

Alex, grazie!!!

martedì 17 novembre 2009

AAA nome cercasi...e pure ricette!

La rapa, il suo riflesso, la sua ombra...e il suo germoglio!

Portate pazienza, sto stressando il mondo, ma proprio non so che farci! Io questi cosi viola fuori e bianchi dentro, li chiamo "rape", ma francamente non ne sono poi così convinta.
E poi in giro non si trova neanche mezza ricetta...come mai? Brutto presentimento??
Aiutatemiiiii...

lunedì 16 novembre 2009

Tartellette con pecorino di fossa e scalogno caramellato

Tartellette con pecorino di fossa e scalogno caramellato

Cara Genny, è stata dura, ma alla fine ce l'ho fatta!
Ci ho messo un po' a trovare una cosa che mi piacesse per il tuo bel concorso in collaborazione con La compagnia del cavatappi, ma un recente pranzo mi ha illuminata: ho infatti mangiato un guscio sottilissimo di brisèe con dello scalogno caramellato e una fonduta di parmigiano colante a fianco...goduriosissimo!
E come spesso mi capita, ho cercato di riprodurre, in primis con la forza dell'immaginazione, il tutto in casa.
Per lo scalogno è stata non dura, ma durissima: ho deciso nuovamente di affidarmi a Cracco ed, in particolare, al procedimento che utilizza per l'essicazione dei frutti (il quale, a differenza di quello per le verdure, prevede una rapida immersione in uno sciroppo di acqua e zucchero). Il problema è stato che sto maledetto scalogno non si decideva ad asciugarsi e mi ci sono volute 4 ore per ottenere il risultato voluto. Ora lo scalogno è croccante e leggermente zuccherino e crea dipendenza più delle patatine (o delle caramelle), insomma, una vera meraviglia, ma 4 ore sono davvero troppe (e alla faccia degli scrupoli che mi facevo con le patate!). Forse riducendo l'immersione nello sciroppo (cosa che, in effetti Cracco fa, ma io temevo non si zuccherasse a sufficienza e quindi ce l'ho lasciato qualche minuto in più) e/o alzando la temperatura di qualche grado si riesce ad ottenere una tempistica più umana...
Il pecorino me l'ha portato Lydia. In qualsiasi preparazione l'abbia aggiunto ha creato dei connubi pazzeschi. In verità non ho ancora capito se sia una dop pure lui, se ci stiano lavorando o se stia blaterando, ma le informaziooni su internet sono piuttosto nebulose...
In ogni caso, beccati queste, sono tutte per te!


Tartellette con pecorino di fossa e scalogno caramellato


per 8 tartellette:
per lo scalogno:
200g di scalogno di romagna IGP (al netto degli scarti)
500g acqua
250g zucchero

per la crema al pecorino:
200g latte
50g pecorino di fossa
20g farina
30g burro
sale e pepe

per la brisèe:
200g farina
100g burro
1 tuorlo
2 cucchiai d'acqua fredda
sale

Scalogno: affettare lo scalogno sottile e immergerlo in uno sciroppo di acqua e zucchero per 10 minuti (ma li ridurrei a 5 per i motivi di cui sopra). Scolarlo, tamponarlo rapidamente e passarlo in forno ben disteso a 80 gradi finchè non si asciuga e diventa croccante. Rigirarlo di tanto in tanto.
Conservarlo anche per più giorni in una scatola di latta.

Pecorino: preparare una besciamella con latte burro e farina + sale e pepe e aggiungere in ultimo il pecorino. Fare intiepidire prima dell'uso (anche questa si può preparare per tempo).

Brisèe: lavorare rapidamente insieme gli ingredienti, stenderla subito e rivestirci degli stampini ben imburrati. Riporli poi in frigo per almeno un'ora oppure in freezer per 20 minuti.
Cuocerli a 180 su una teglia da forno già calda e posizionata ad una posizione mediobassa per 10-12 minuti (con i fagioli per i primi 8 minuti e poi in bianco).
Far raffreddare e sformare.

Comporre la tartelletta riempendo il guscio di brisèe con la besciamella al pecorino e terminare con lo scalogno caramellato.

N.B.: la ricetta è piuttosto laboriosa e prevede tempi abbastanza dilatati ma si può pensare di preparare tutti gli ingredienti con giorni di anticipo e montare il tutto solo all'ultimo (cosa peraltro piuttosto comoda).

venerdì 13 novembre 2009

Panna cotta...coi capelli!

La panna cotta coi capelli...

Allora, vediamo un po' da dove partire...ho così tante cose:
1. Ho trovato un nuovo paradiso degli ingredienti introvabili: www.centrobotanico.it (ha più punti vendita a Milano ed io sono stata in quello -enorme- di via Cesare Correnti);
2. I "capelli" di cui sopra li ho reperiti all'indirizzo suggerito e non sono altro che germogli di porro...fichissimi!!!
3. Barbabietola + porro + arancia sono la fine del mondo. Questa panna cotta (per la cui ricetta mi sono parzialmente* riferita al libro della Zavan) è risultata buona oltre le attese. I germogli infatti -pungenti al punto giusto- trovano splendidamente collocazione con la dolcezza della barbabietola e l'amarognolo dato dalla scorza d'arancia. Sono molto soddisfatta (e sto già meditando su una versione risotto).
4. Ho iniziato ad usare l'agar e mi piace un sacco (e mi sembra di azzeccarci con le dosi, ma attendo comunque eventuali suggerimenti).
5. Buon fine settimana a tutti...


Panna cotta alla barbabietola con germogli di porro


per quattro bicchierini:
150g panna
150g barbabietola cotta
scorza di un limone
scorza di una arancia
sale e pepe
4g di gelatina o un cucchiaino raso di agar

100g barbabietola
100g acqua
un cucchiaio di succo di limone
4g di gelatina o un cucchiaino raso di agar

germogli di porro (o il cuore di un porro normale)

Per la panna cotta: Far bollire la panna con la barbabietola tagliata a pezzi, la scorza del limone e dell'arancia, il sale e il pepe.
Appena inizia il bollore, toglierla dal fuoco e frullare. Sciogliere sul fuoco l'agar (o la gelatina precedentemente ammollata) in un goccio di panna tenuto da parte e aggiungerlo al resto del composto frullato. Distribuire nei 4 bicchieri e mettere a rassodare al fresco.
Per la gelatina: Frullare la barbabietola con l'acqua e il succo di limone, passare al setaccio, prelevare qualche cucchiaio di liquido e passarlo sul fuoco con l'agar (o la gelatina ammollata). Unire il composto con l'addensante al resto e distribuire, sopra la panna cotta nel frattempo addensata, nei quattro bicchierini. Fare addensare e terminare con i germogli.

* e in quel "parzialmente" intendo, tra l'altro, che me ne sono ben guardata dall'infilare il succo di limone dentro la panna, come suggerito dal testo, onde evitare una bella cagliatina!

giovedì 12 novembre 2009

Risotto zucca e agrumi

Risotto zucca e agrumi

In questi giorni sono stata parecchio fuori casa coinvolta in esperienze più o meno esaltanti (di cui magari vi dirò nei prossimi giorni) il che ha implicato che sono indietrissimo con la visita ai vostri blog e altrettanto indietro con l'organizzazione del mio.
Oggi però sono riuscita a carpire una buona notizia: il ritorno di Adina nella sua cucina! A lei va il mio bentornata e al suo piccolo Arturo il migliore dei benvenuti!
Per quanto riguarda la ricetta, invece, non avete che da leggere...


Risotto con zucca e agrumi

Per 4 persone:
360g riso carnaroli
250g zucca mantovana
Burro
Parmigiano
Brodo vegetale
scorza d’arancia, limone e mandarino

Tagliare la zucca a dadini.
Sciogliere in padella 40g di burro e farvi rosolare la zucca. Salare, pepare e proseguire la cottura finché questa non risulta morbida. A questo punto aggiungere il riso e portare a cottura col brodo vegetale bollente.
Trascorsi 16-18 minuti, spegnere la fiamma e mantecare con burro e parmigiano. Servire con un’abbondante spolverata di scorza di agrumi.

lunedì 9 novembre 2009

Minestra detox di finocchi

Minestra detox di finocchi

Il clima in questi giorni si sta facendo sempre più teso. Con il pullulare degli scopiazzamenti gli animi si scaldano sempre di più e i fegati si fanno sempre più amari...e allora cosa volere di più di una bella zuppettina detox?
Questa è una ricetta che mi ha insegnato mia madre e che mi porto dietro dal primo anno di università. E' molto semplice. La faccio spesso quando voglio mangiare leggero ma con gusto (adoro queste brodaglie calde!). Inoltre è utile per lo smaltimento delle parti più dure del finocchio (che è sempre un peccato buttar via) e per le croste di parmigiano.


Minestra di finocchi

300g finocchio
150g patate
un cucchiaio raso di farina
sale e pepe
croste di parmigiano (o parmigiano grattugiato)
olio evo

Tagliare con la mandolina sia il finocchio che le patate. Rosolarle in un cucchiaio d'olio, ricoprirle appena di acqua bollente, salare, pepare e far cuocere a fuoco vivo per 30 minuti circa. Sciogliere un cucchiaio di farina in 2-3 cucchiai d'acqua e aggiungerlo alla minestra. Cuocere ancora qualche minuto fino al raggiungimento della giusta consistenza. Terminare con le croste tagliate a pezzetti e servire.

sabato 7 novembre 2009

venerdì 6 novembre 2009

Sgombro e mela

Sgombro e mela

Questo piatto pesca a piene mani da idee altrui:
- nella forma, da questa deliziosa preparazione di Dada (una a caso...);
- nei sapori, da Oldani da cui, un po' di tempo fa, ho assaggiato un antipasto composto proprio da questi due ingredienti (la portata era di Lydia, per cui ho solo fatto un assaggio e ne ricordo ben poco). Insomma, l'accostamento mi era piaciuto da matti e mi era rimasta la voglia di riprovarlo a casa...
E' scontato precisare che con lo sgombro fresco il risultato sarebbe indubbiamente migliore.


Sgombro e mela

per una mela:
70g sgombro sott'olio
2 cucchiai di creme fraiche
scorza di un limone grattata
timo
pepe

una noce di burro
sale affumicato

Frullare lo sgombro a crema con la creme fraiche. Aggiungere poi la scorza grattugiata, il pepe e il timo.
Lavare la mela e tagliarla a fette sul piano longitudinale. Sciogliere il burro in una padella con un pizzico di sale affumicato e ripassarvi le fette di mela per 5-6 minuti (deve appena cuocere, senza perdere in croccantezza).
Ricomporre il frutto alternando la crema di sgombro alle fette di mela.

Mele

mercoledì 4 novembre 2009

Tatin di patate viola e caprino

Tatin di patate viola e caprino

...e con queste ho dato fondo alle ultime patate viola rimaste!
La ricetta l'avete già vista, lo so...è tutta colpa sua, ma proprio non ho saputo resistere! Prima ci avevo posato gli occhi sfogliando il nuovo libro di Knam, poi Paola me l'ha fatta sotto al naso e alla fine non ho proprio resistito!
E sapete una cosa? Ho fatto davvero bene! Queste tatin sono deliziose, anche oltre l'aspettativa!


Tatin di patate viola e caprino


per 12 minitatin:
400 gr di patate viola*
150 gr di zucchero semolato
50 gr di burro
olio per friggere
30 gr di zucchero a velo
250 gr di formaggio di capra
1 uovo
250 gr di pasta sfoglia
olio extra vergine d'oliva
aghi di un rametto di rosmarino
sale e pepe

Lavare le patate viola.
Con la mandolina tagliare 100 gr di patate a fettine sottili e metterle a bagno in una ciotola con acqua fredda. Sbucciare le patate rimaste e lessarle in abbondante acqua bollente salata finchè risulteranno appena cotte, (attenzione a non farle sfaldare). Sgocciolare bene.
Scaldare l'olio a 180°, friggere le fettine sottili di patate ben sgocciolate e asciugate. Disporre le patate su una placca foderata con carta da forno, spolverizzare con lo zucchero a velo e farle caramellare per pochi minuti in forno preriscaldato a 180°. Mettere da parte.
Caramellare lo zucchero con 2-3 cucchiai di acqua in una padella: scaldare a fuoco dolce, fino a ottenere un caramello ambrato scuro, togliere dal fuoco e unire il burro, mescolando con un cucchiaio di legno per ottenere un caramello omogeneo; con questo ricoprire subito il fondo degli stampini precedentemente imburrati.
Unire in una ciotola il formaggio, l'uovo, gli aghi di rosmarino, sale e pepe e mescolare bene.
Tagliare a fette sottili le patate lessate e disporle sul caramello. Distribuire il composto di caprino sulle patate.
Con l'aiuto di un matterello, stendere la pasta sfoglia allo spessore di 2 mm e di 2-3 cm più grande degli stampi. Adagiare i dischi di pasta sulle patate, rimboccando i bordi verso il basso. Cuocere in forno preriscaldato a 180° per circa 10-15 minuti, finchè la pasta risulterà ben dorata. Togliere dal forno e lasciar riposare per 5 minuti. Sformare e rovesciare. Guarnire le tatin con le patate viola caramellate (che, col senno di poi, trovo forse superfluo) e servire.

* ma è ovvio che potete usare anche altre patate che perderanno sì nel colore, ma non di certo nel gusto.

lunedì 2 novembre 2009

"Cannelloni" di barbabietola ripieni di patate

Cannelloni di barbabietola e patate

Buongiorno a tutti e buon inizio settimana!
In questo week end ho fatto un'ardita scoperta: Heinz Beck è un genio! Ma và??? Ebbene sì...nel provare questa sua semplice ricetta tratta da Vegetariano ho capito quanto fosse importante seguire strettamente le sue indicazioni, ovvero, tutto ciò che avrei voluto modificare (un po' di olio e limone in meno o cose simili) sarebbe stato errato.
La ricetta è potenzialmente facile e anche abbastanza rapida...il dramma avviene al momento del taglio della barbabietola perchè se come me avete una mandolina un po' vecchiotta e scarsamente collaborativa, vi viene l'esaurimento nervoso.
Ah, confesso di essere partita da una barbabietola acquistata già cotta.
Questo il procedimento che ho seguito:


"Cannelloni" di barbabietola ripieni di patate

200g barbabietola cotta
300g patate (ho usato patate rosse)
3 cucchiai d'olio*
50g latte
1 cucchiaio d'erba cipollina
sale
succo di limone (meno della metà, direi)

Cuocere le patate e pelarle. Tagliare una patata a dadini e passare il resto, ancora caldo, al setaccio (fondamentale!). Aggiungere il latte alle patate passate e 3 cucchiai d'olio d'oliva e mantecare il tutto (io ho usato una frusta). Aggiungere l'erba cipollina, la patata a dadini e condire con sale e succo di limone assolutamente da non omettere!).
Tagliare la barbabietola a fette sottilissime e riempirla con la purea di patata.
Riscaldare a piacere nella vaporiera e servire con una grattugiata di scorza di limone.

*di recente, ho sviluppato un amore incredibile per gli oli siciliani: trovo abbiano dei profumi assolutamente unici (io ci sento dentro il pomodoro e il basilico...mi fanno impazzire!). Per questa ricetta ho utilizzato, in particolare, Olio Polifemo, che ho scoperto ultimamente e che mi permetto di consigliarvi.

sabato 31 ottobre 2009

Post rosa per la prevenzione dei tumori al seno

Collage rosa

Ottobre è stato il mese della campagna per la prevenzione dei tumori al seno. Sì, della prevenzione.
"Prevenzione" è un termine che tanto ci affascina quanto stupidamente ci impaurisce. "Prevenzione" ci fa venire in mente quel cretino che addenta la mela nella pubblicità del dentifricio (prevenire è meglio che curare!), ma qui non si tratta solo di dentifricio.
Se in casa mia non si fosse fatta -coi relativi quanto inutili cacamenti sotto- prevenzione io oggi non sarei qui con la stessa serenità circondata -in maniera tanto forte che quasi mi fa paura- dall'amore dei miei cari. Pensiamoci, perchè tutti i giorni è ottobre.
Grazie Ela per aver lanciato l'iniziativa tra le blogger polacche e grazie Alex per averla portata tra noi.

giovedì 29 ottobre 2009

Chips di patate viola

Chips di patate viola (e stavolta non sono foglie!)

...e questa volta non sono foglie!!!
Sono contenta di aver fatto queste chips (che poi, a quanto mi dicono, si dovrebbero correttamente chiamare crisps o, già che ci siamo, semplicemente "verdure disidratate"). Sono buone, divertenti e versatili. Devo dire però che mi è costato: l'idea di tenere il forno acceso per due ore la trovavo un po' assurda. Ci sono cotture che mi chiedo se siano eticamente corrette. Poi, pensandoci, credo che un forno a bassa temperatura consumi meno di uno al massimo delle sue potenzialità per cui forse i consumi non sono così elevati.
E, soprattutto, l'importante è fare delle belle infornate piene così da farsi una bella scorta di verdurine disidratate che si conservano perfettamente nelle scatole di latta e sono pronte per essere sgranocchiate all'aperitivo o per completare una vellutata di verdura.
Ho seguito la ricetta di Cracco:


Chips di patate viola


patate viola (o altra verdura a piacere)

Mondare le verdure. Affettarle molto sottilmente con una mandolina e asciugarle bene con l'aiuto di un canovaccio.
Stendere le fettine su una placca rivestita di carta forno e mettetele a seccare a 80 gradi per 2 ore.

P.S.: altre presentazioni con le patate viola le potete trovare qui, qui, qui e qui.

P.P.S.: le patate viola, per la loro consistenza in genere piuttosto farinosa, sono particolarmente adatte ad alcune preparazioni come ad es. gli gnocchi.

mercoledì 28 ottobre 2009

Pan-cake al latticello

Pan-cake al latticello

Il clima mangereccio (o per meglio dire, di "magna magna") che si è instaurato in questi giorni mi ha ispirato una sana voglia di scopiazzamento.
Che bello, non aspettavo altro! Sì perchè era da parecchio tempo che volevo provare il cake al latticello di Alex...e il risultato è stato davvero particolare: sì perchè il vero problema è che non è un cake e nemmeno un pane, ma un ibrido dalla consistenza sorprendente. Ecco perchè ho deciso di ribattezzarlo pan-cake...
Copincollo paro paro da Alex, che colgo l'occasione per ringraziare:


Pan-cake al latticello


450 gr di farina
2 cucchiai di zucchero di canna (tipo muscovado)
3 cucchiaini di lievito per dolci (per me, cremor tartaro)
1 cucchiaio di scorza d'arancia grattugiata (per me, zenzero)
2 cucchiai di semi di papavero
2 cucchiai di semi di sesamo o di lino
2 cucchiai di semi di girasole o di zucca (ho fatto 1 e 1)
1 cucchiaino di sale
500 ml di latticello
burro per lo stampo

Riscaldare il forno a 200°C. Setacciare la farina in una terrina capiente, aggiungere gli altri ingredienti secchi e mescolare il tutto. Versare pian piano il latticello mescolando fino ad ottenere un impasto morbido. Imburrare uno stampo da cake, mettere l'impasto nello stampo. Infornare per 30 minuti, abbassare poi la temperatura del forno a 150°C e cuocere ancora per 30 minuti (a me sono stati sufficienti 15). Fare la prova dello stecchino prima di estrarre il pane dal forno. Togliere il pane dallo stampo e lasciarlo raffredare su una griglia.

lunedì 26 ottobre 2009

Cappuccino di castagne e polvere di sedano

Cappuccino di castagne e polvere di sedano

La storia di questo piatto nasce dal nostro ultimo soggiorno in Alto Adige (di cui vi lascio qualche scatto sotto). Al ristorante dell'albergo, infatti, mi è stato portato un cappuccino di castagne e tartufo di cui mi sono innamorata e che ho subito pensato di riprodurre.
Le mie considerazioni -in ordine sparso- sono state:
1. il tartufo è tanto buono, ma costa anche tanti soldini;
2. nel più remoto angolo della mia dispensa c'è della polvere di sedano mai utilizzata che ci starebbe proprio bene (e, col senno di poi, ci è stata così bene da pensare di rendere la presenza del sedano ancora più importante, tipo adagiarne una brunoise sul fondo del bicchiere, magari leggermente caramellata);
3. ve l'ho detto che sparavo pensieri in ordine sparso;
4. dato che la schiuma del cappuccino era identica alla schiuma di latte di un qualsiasi cappuccino da bar, mi ero ripromessa di utilizzare il mio mitico stantuffino per farla, aiutandomi (per mantenere la schiuma più a lungo) con un cucchiaino di lecitina -> grande cavolata!!! perchè il latte, con la lecitina sciolta non ha montato neanche a morire!
5. ovviamente la fortuna ha voluto che quello fosse l'ultimo goccio di latte di casa...e quindi ho montato tutto col minipimer facendone un'aria, ma avrei voluto qualcosa di più compatto;
6. quindi, non giocate al piccolo chimico come me: usate semplicemente il vostro stantuffino!

Collagr Fiè allo Sciliar


Cappuccino di castagne e polvere di sedano

per 6:
500g castagne
500g latte
sale
alloro
polvere di sedano

Bollire le castagne in acqua salata con una foglia di alloro per 30-40 minuti. Sbucciatele e ripassatele in pentola con 300g di latte fino a quando questo non inizia a bollire. Frullate il tutto aggiungendo circa altri 100g latte (le castagne assorbono tantissimo!!!) o un po' d'acqua se serve e poi passate il tutto al setaccio.
Distribuite il composto in 6 bicchieri, aggiungere la schiuma di latte ottenuta dai restanti 100g con l'uso dello stantuffino e terminare con una generosa spolverata di polvere di sedano.
Chi non avesse la polvere di sedano, può completare il piatto come suggerito al punto 2.

Collage fiori

P.S.: e se il vostro lunedì era iniziato bene, andate a rovinarvelo leggendo cosa succede in casa Tzatziki e da Adriano.

giovedì 22 ottobre 2009

Zuppetta autunnale di cavolfiore e castagne

Zuppetta autunnale di cavolfiore e castagne

Che voglia di cuccia in questi giorni, di caldino, copertine e coccole...voglia di camino acceso, di risotti avvolgenti e di zuppette corroboranti.
E poi tanta voglia di frutti invernali. Di arancione e di verdure verdi.
E di forno acceso. Di pane.
Di pasta fatta in casa e di patate.
No, non sono incinta, è solo arrivato l'autunno.


Zuppetta autunnale di cavolfiore e castagne


per 4 persone:
1 cavolfiore
una ventina di castagne
alloro
burro
sale affumicato
sale alla vaniglia
latte caldo
noce moscata
pepe lungo

Bollire le castagne in acqua salata con una foglia di alloro per 30 minuti.
Lavare il cavolfiore, dividerlo in cimette più piccole e cuocerlo in un recipiente contenente una foglia di alloro, 2/3 di acqua bollente e 1/3 di latte (il tutto per tanto liquido sufficiente a ricoprirlo appena). Salare (con sale alla vaniglia), pepare (con pepe lungo) e non stancarsi di aggiungere noce moscata. Una volta cotto (20 min. circa), frullare il tutto.
Riprendere le castagne, sbucciarle e passarle per qualche minuto in padella dove avrete precedentemente sciolto una buona noce di burro con del sale affumicato. Completare il piatto e godersi la coccola!

Questa zuppetta è dedicata a due che le coccole se le sono fatte per quarantatre anni: i miei genitori.

martedì 20 ottobre 2009

Ho scoperto l'acqua...fredda!

Pesto a cubi

Portate pazienza, ma quando scopro le cose stupide e scontate per il 99% delle persone, mi esalto ancora di più!
Questo mese mi è arrivato il numero di Donna Hay e, verso la fine, c'è una bellissima foto di pesto di basilico fatto a cubi e surgelato...al di là del fatto che i puristi lo troverebbero uno scempio, ho pensato: "mica stupida st'australiana"!! E siccome ho acquistato una quantità industriale di finocchietto per fare scorta di pesto per l'inverno, ho deciso di porzionarlo così anch'io (che poi è un po' quello che Gatto goloso aveva fatto "con i pomodori).
E ora divertitevi a prendermi in giro...
La ricetta? E' sempre la stessa.

venerdì 16 ottobre 2009

Pane alle nocciole

Pane alle nocciole (per il WBD)

Ebbene sì, quest'anno finalmente sono riuscita a partecipare anch'io al World bread day. E la cosa mi piace tantissimo. Il fatto di pensare che in tutto il mondo oggi centinaia e centinaia di foodblogger stiano facendo quello che sto facendo io, è una cosa che trovo molto carina (diciamo pure "un saccobbbella") e che mi fa sentire in comunione con l'universo, per dirla sempre alla Verdone...
La ricetta che vi propongo è tratta dal libro Il pane delle Dolomiti edito da Athesia, anche se mi sono permessa di fare parecchie modifiche.
Ricordo che il giorno in cui mi era arrivato questo libro, ero rimasta letteralmente commossa dalla bellezza dell'immagine di questo pane. Era proprio bellissimo...
Lo dedico alla mia amica Pauli.


Pane alle nocciole

per 10 pezzi:
700g farina 00
300g farina di farro
150g nocciole grossolanamente tritate
25g lievito di birra fresco
2 cucchiaini di zucchero
20g sale
700g acqua tiepida

un uovo per spennellare
nocciole per guarnire

Versare la farina setacciata in una scodella e formare una cavità nel mezzo. Sciogliere il lievito con lo zucchero e 100g d'acqua, mescolare il tutto dentro la cavità della farina, ricoprire con la farina restante e lasciar riposare per 20 minuti in un luogo tiepido.
Riprendere l'impasto, spargere il sale ai bordi, aggiungere, a poco a poco, la restante acqua e le nocciole tritate e lavorare l'impasto per almeno 10 minuti fino ad ottenere una massa liscia.
Cospargere leggermente di farina l'impasto, coprirlo e lasciarlo lievitare al caldo per 1 ora o finchè non sia raddoppiato.
Posare l'impasto su un piano di lavoro infarinato, tagliarlo in 10 parti uguali (190g circa) e dare a ciascuno una forma allungata.
Tagliare al centro ogni pane e spennellare con l'uovo sbattuto l'interno del taglio. Lasciar riposare per 15 minuti. A questo punto, disporre ordinatamente le nocciole lungo la superficie del taglio* e accendere il forno a 200 gradi. Quando questo sarà giunto a temperatura (dopo altri 15-20 minuti circa), infornare per 20-25 minuti.

*Potrebbe essere opportuno coprire le nocciole con dell'alluminio, onde evitare che si bruciacchino (come hanno fatto le mie).


Hazelnuts bread


for 10 pieces:
700g 00 flour
300g farro flour
150g coarsely chopped hazelnuts
25g fresh yeast
2 tsp salt
20g sugar
700g lukewarm water

1 egg to brush
hazelnuts for garnish

Pour the sifted flour into a bowl and form a cavity in the middle. Dissolve the yeast with sugar and 100g of water, mix everything into the cavity of the flour, cover with the remaining flour and leave for 20 minutes in a warm place. Take the dough, sprinkle the salt around the edges, add the remaining water and the chopped hazelnuts and work the dough for 10 minutes. Sprinkle the dough lightly with flour, cover and let rise in a warm place for 1 hour or until it is doubled. Lay the dough on a floured work surface, cut into 10 equal parts (190g) and give each an elongated shape. Cut each bread in the center and brush with beaten egg inside the cut. Let stand for 15 minutes. At this point, put the nuts neatly along the cut surface* and turn the oven to 200 degrees. When the oven has come at room temperature (after another 15-20 minutes), bake for 20-25 minutes.

*It may be appropriate to cover the nuts with aluminum.

world bread day 2009 - yes we bake.(last day of sumbission october 17)

mercoledì 14 ottobre 2009

Il mio comfort food: l'ovetto!

L'ovetto...

Il Bendidio che vedete qui sopra è uno dei più grandi lussi della vita: uova fresche di galline scorrazzanti nell'aia (dell'azienda agricola Femegro in provincia di Milano-luogo ameno dove mi rifornisco anche di riso, farina e formaggi-) cotte a bassa temperatura, a bagnomaria, in una cocottina azzurra. Wow...senza fiato! Che volere di più?
L'altra sera mentre sfogliavo in solitudine il nuovo libro di Guido Tommasi sui polli non ho potuto fare a meno di soffermarmi su queste ciotoline e di prepararmele...solo che le ho trovate così meravigliosamente buone che ho dovuto replicare per forza.
La ricetta parla di una cottura di 3 minuti...a me ne sono serviti 9-10.


Cocotte di uova con creme fraiche e timo


1 uovo codice zero (mi raccomando!!!)
un cucchiaio di creme fraiche
sale e pepe
timo o altre erbe aromatiche a piacere

Accendere il forno a 150 gradi (ventilato).
Distribuire sul fondo di una cocottina un cucchiaio di creme fraiche, versarvi sopra l'uovo, salare e pepare. Disporre la cocotte a bagnomaria (con l'acqua già bollente) dentro uno stampo che la contenga (io ho usato quello da plumcake). Cuocere per 9-10 minuti (l'albume deve diventare appena bianco).
Terminare con il timo e gustare con crostini di pane.