venerdì 27 novembre 2009

Pappardelle con anatra, carote e arancia

Pappardelle con anatra, carote e arancia

Oggi ancora un primo e ancora pasta fresca (questa settimana è andata così!). Il tutto è nato perchè avevo un abbondante avanzo di salsa alla carota e arancia di cui vi avevo parlato in occasione del post su Cookingshop e che avevo fatto da servire con un brasato. Il connubio anatra e arancia è ovviamente scontato e così ho voluto accompagnarlo ad un po' di pasta fresca (anche perchè, ad essere sinceri, il petto d'anatra in purezza non è che mi faccia poi strappare i capelli).
Vi auguro un buon fine settimana!


Pappardelle con anatra, carote e arancia

Per 4 persone
360g pappardelle
un petto d’anatra (300g circa)
crema di carote e arancia*
grana grattugiato

Mettere il petto d’anatra in una pentola ben calda e dalla parte della pelle e farlo andare a fiamma bassissima e a tegame coperto per 20 minuti. Poi alzare la fiamma e sfumare per qualche minuto a tegame scoperto con due dita di vino rosso.
Recuperare il petto, togliergli la pelle, rigirare la carne e ri-appoggiarla sulla pelle (di modo che i due lati della carne poggino entrambi sulla parte grassa).
Cuocere altri 15 minuti a fuoco basso e a tegame coperto.
Recuperare la carne -mentre continuate a fare andare la pelle a tegame coperto- e tagliarla a bocconcini. Spegnere il fuoco e rimettere i bocconcini nel tegame con la pelle. Coprire e lasciare al caldo fino al momento di condire.
Cuocere le pappardelle al dente e condirle con il sugo d’anatra.
Distribuire sul fondo dei piatti un cucchiaio di salsa alla carota, adagiarvi le pappardelle e terminare con una spolverata di grana grattugiato.

*Per la crema:
1/2 kg di carote
1 arancia
100 gr di zucchero
Togliere solo la parte colorata della buccia dell'arancia e farla bollire in acqua cambiandola 6 volte. Quindi metterle in un pentolino con lo zucchero, e 2 cucchiai di acqua per farle caramellare.
Pulire le carote, tagliarle a dadini e bollirle unendo l'arancia tagliata a metà. Unire le carote e le bucce e frullare per ottenere una purea.

mercoledì 25 novembre 2009

Ravioli di cavolo nero e castagne su crema di zucca

Ravioli di cavolo nero e castagne su crema di zucca

Caro Corrado, questi ravioli sono per te! E ti assicuro che sono stati parecchio sudati...sì, perchè con loro abbiamo subito iniziato col piede sbagliato: mi armo di ciotola e farina nuova (quella che uso esclusivamente per le paste fresche e che compro in una cascina fuori Milano -la cascina Femegro), aggiungo le uova e inizio a lavorare il tutto con la forchetta...e niente! Forse ho sbagliato a pesare la farina o forse le uova erano troppo piccole...insomma, il composto non stava insieme...mistero...allora inizio stizzita ad aggiungere un filo d'olio e poi acqua, ma niente, la consistenza rimane sempre "strana" e sbriciolosa. E allora controllo la farina per verificare che non avesse problemi...e...non avevo mica preso la farina di riso?????
E qui mi censuro, vi risparmio le brutte parole e tutto il rewind...
Ecco i miei treSUcinque!


Ravioli di cavolo nero e castagne su crema di zucca

per 6 persone (o 4 mangione):
4uova
400g farina 00 (!)

140g cavolo nero lessato (in acqua salata) e ben strizzato
300g castagne bollite (in acqua salata con una foglia di alloro)
100g parmigiano grattugiato
2 uova
80g burro

400g zucca cotta al forno

burro e parmigiano per finire

Preparare la pasta lavorando insieme le uova e la farina. Farla riposare per mezz'ora e stenderla sottile (facendo attenzione a non farla seccare).
Tagliare il cavolo nero e ripassarlo in una padella con gli 80g di burro e le castagne. Frullare il tutto assieme al parmigiano e, una volta intiepidito, aggiungere le uova.
Distribuire il ripieno a mucchietti sulla pasta e formare i ravioli.
Setacciare la zucca e creare una crema con l'eventuale aggiunta di 2-3 cucchiai d'acqua.
Lessare i ravioli, passarli velocemente in una noce di burro fuso e adagiarli sulla crema di zucca precedentemente distribuita sul fondo del piatto.
Terminare con una spolverata di parmigiano.

lunedì 23 novembre 2009

Ancora loro...

Bocconcini con le rape

Qual'è il modo più immediato e paraculo per rendere un cibo stuzzicante e attraente? Molto semplice: basta renderlo finger food!
Se poi ci si aggiungono un avanzo di brisèe da qui, un po' di creme fraiche e la solita chilata di rape da finire, il gioco è fatto!
Che vi devo dire? Mi sono piaciute? Mah, così cammuffate in effetti non erano male...
In compenso, tutta presa dal mio astio nei confronti del suddetto vegetale, mi sono scordata di inserire la funzione macro e la foto è quella che è...


Bocconcini con rape e timo

per 12 mini bocconcini:
pasta brisèe
1 rapa
1 patata (dello stesso peso della rapa)
2 cucchiai di creme fraiche
timo
sale e pepe
uno stampo da minimuffin (io ho usato quello della silikomart)

Sbucciare la rapa e la patata e metterle a bollire in acqua salata finchè sono cotte (attenzione a tenerle al dente e a non farle cuocere troppo!).
Nel frattempo ritagliare dei piccoli cerchi di brisèe con un coppapasta e infilateli dentro gli stampi per minimuffin rivestiti di carta forno (che poi vi aiuterà ad estrarli).
Cuocete i gusci di brisèe per una decina di minuti a 180 gradi (facendo attenzione a inserirli in forno ben freddi).
Scolare la rapa e la patata, tagliarle a piccolissimi cubetti e condirle con la creme fraiche, il timo e il pepe.
Tirar fuori i gusci di brisèe, farli raffreddare e riempirli con il composto di rapa e patata.
Terminare con un rametto di timo.

Ah, per la ricetta mi sono ispirata alla proposta di copertina de La cucina del corriere della sera del mese scorso (cioè del numero di novembre).

venerdì 20 novembre 2009

Un paio di cose...

Oggi vi vorrei raccontare due cose: la prima (si inizia sempre dalla brutta!) è che temo di aver scoperto che io e le rape non andiamo molto d'accordo. Ci ho fatto una cremina con la patata e l'ho servita con un'abbondante sbriciolata di salsiccia, ma non c'è stato verso...me la sono anche in parte mangiata, ma confesso di non gradire molto il suo sapore (almeno non così in purezza). La cosa strana è stata che, al contrario, quel solitamente-schizzinoso del mio futuro sposo è andato letteralmente giù di testa per quella stessa sbobbetta che io -a fatica- riuscivo a mandar giù...grrr! Ma ci riprovo, eh! Sappiate che non ho nessuna intenzione di mollare!

Khun rikon

Ma veniamo alla seconda cosa, ovvero alla bellissima esperienza alla quale ho avuto il piacere di partecipare in casa Cookingshop.
Non sono brava a raccontare questo tipo di cose, ma questa volta mi sento proprio in dovere di farlo. Come ho avuto modo di dire, oltre al piacere di incontrare persone che virtualmente conoscevo da anni, in quell'occasione mi sono sentita trattata assolutamente "da adulta". Insieme ad altre cinque blogger, infatti, sono stata invitata ad una giornata in cucina alla scoperta di un nuovo tipo di pentole svizzere e chi ci ha accompagnato in questo percorso sono state delle figure altamente professionali, preparate a menadito e con una voglia di darsi che non ho mai riscontrato altrove. Ne sono uscita entusiasta. Non è facile parlare a persone con quel livello di preparazione, che si prestino a rispondere ad ogni nostra curiosità, senza reticenze e con la gioia di farlo (il tutto coadiuvato da un ambiente a dir poco familiare).
Bè, per me è stata un'esperienza ricchissima ed entusiasmante.
Non mi capita tutti i giorni di iniziare una seduta parlando di come si disossi una quaglia...perchè questo è quello che è successo. Non il pettino di pollo, no, no: una quaglia!
Per questo dico che mi sono sentita trattare "da adulta" e ho imparato molto più in quella giornata che nel mio ultimo anno di vita.

Quaglie

Il menù proposto è stato un susseguirsi di sorprese: negli ingredienti, negli accostamenti (penso di essere ormai "malata" di una crema di carote e arancia), nelle presentazioni, nella semplicità che stupisce.

Collage quaglie completo

Per iniziare, Quaglia disossata con purea di carote all’arancia e salsa al moscato


Monoquaglia

Poi una Crema di zucca, porcini, castagne e patate viola

Collage crema di zucca

e ancora l'Insalata di bollito

Collage bollito

e una splendida Composta di frutta secca con gelato alla vaniglia che francamente non ho nemmeno avuto il tempo di fotografare.

E' stata una giornata perfetta.
Grazie a Marco Perucco, Lorenzo Secondi e ovviamente a tutto il team di Cookingshop che mi ha consentito questo privilegio.

mercoledì 18 novembre 2009

Sandwich di baccalà mantecato

Sandwich di baccalà mantecato (con la ricetta di Alex)

Sabato mattina: mi alzo, mi sveglio (sì, perchè alzarsi e svegliarsi sono due concetti che non sempre coincidono...), bevo il caffè e...che gran voglia di baccalà mantecato! Sì sì, mi è presa così.
Approfittando di una giornata di solitudine, sono uscita, ho comprato mezzo chilo di baccalà già ammollato e mi sono messa al telefono:

Driiinnn...
- Alex, buongiorno! Sei pronta per dirmi tutta la verità e nient'altro che la verità sul baccalà mantecato???
E così è stato...

Poi sabato era una giornata terrificante, grigia e cupa e, come lei, mi è presa una gran voglia di piatti a lunga preparazione e da cucinare pian piano...
Non so se questa possa considerarsi una ricetta a quattro mani (o se a due mani più una cornetta...) fatto sta, che il risultato era buono da impazzire.
Prima di lasciarvi alla preparazione che, lo ripeto, è unicamente merito di Alex (io mi limito a riportarvi tutto quello che mi ha insegnato lei), faccio una precisazione: la presentazione con l'anice stellato non è nata a caso, ma vuole richiamare l'accostamento olfattivo che ho potuto testare da Alajmo. Lui utilizza le sue essenze, noi possiamo accontentarci di una grattugiatina di anice o semplicemente di spargerne il profumo nell'aria.


Sandwich di baccalà mantecato


baccalà già ammollato
olio buono (io sempre il mio fidato Polifemo che, con le sue note di pomodoro, richiama il classico abbinamento del baccalà mantecato con la confettura di pomodoro)
uno spicchio d'aglio tagliato in quattro
pepe
cucchiaio di legno e santa pazienza

polenta (io ho usato la Ottofile di Prunotto che non ho però trovato così eccellente quanto credessi, ovvero era tanto buona quanto la farina di Storo che uso quotidianamente e non così buona come una ottofile della Garfagnana che ho avuto modo di testare un paio d'anni fa)
anice stellato

Mettere il baccalà in acqua fredda e farlo bollire 15 minuti circa. Scolarlo (io ho conservato un bicchiere d'acqua di cottura), pulirlo dalla pelle e dalle lische, peparlo e inserirlo in un contenitore alto e stretto (Alex suggeriva il bricco del latte). Iniare al lavorare il pesce con il cucchiaio di legno aggiungendo pian piano, olio a filo. Rigiratelo come se fosse una polenta, rompendo a poco poco così le fibre e montando in questo modo il composto. Continuate aggiungendo olio fino alla consistenza desiderata (io alla fine ho aggiunto un paio di cucchiai d'acqua di cottura). Distribuirlo in un contenitore e infilarci dentro per mezz'ora lo spicchio d'aglio tagliato in quattro a dare profumo.
N.B. : Alex vieta categoricamente l'uso di panna o latte, innanzitutto perchè questi non rispecchiano la ricetta originale e, in secondo luogo, perchè tendono ad irrancidire.

Preparare la polenta come da vostra ricetta, distribuirla in un recipiente della giusta altezza (che vi consenta, cioè, di ottenere dei medaglioni dell'altezza che voi desiderate) e farla raffreddare. A questo punto, copparla e scaldarla sulla piastra.
Montare i medaglioni di polenta col baccalà come per formare un panino. Terminare il tutto con l'anice stellato e lo spago da cucina.

Alex, grazie!!!

martedì 17 novembre 2009

AAA nome cercasi...e pure ricette!

La rapa, il suo riflesso, la sua ombra...e il suo germoglio!

Portate pazienza, sto stressando il mondo, ma proprio non so che farci! Io questi cosi viola fuori e bianchi dentro, li chiamo "rape", ma francamente non ne sono poi così convinta.
E poi in giro non si trova neanche mezza ricetta...come mai? Brutto presentimento??
Aiutatemiiiii...

lunedì 16 novembre 2009

Tartellette con pecorino di fossa e scalogno caramellato

Tartellette con pecorino di fossa e scalogno caramellato

Cara Genny, è stata dura, ma alla fine ce l'ho fatta!
Ci ho messo un po' a trovare una cosa che mi piacesse per il tuo bel concorso in collaborazione con La compagnia del cavatappi, ma un recente pranzo mi ha illuminata: ho infatti mangiato un guscio sottilissimo di brisèe con dello scalogno caramellato e una fonduta di parmigiano colante a fianco...goduriosissimo!
E come spesso mi capita, ho cercato di riprodurre, in primis con la forza dell'immaginazione, il tutto in casa.
Per lo scalogno è stata non dura, ma durissima: ho deciso nuovamente di affidarmi a Cracco ed, in particolare, al procedimento che utilizza per l'essicazione dei frutti (il quale, a differenza di quello per le verdure, prevede una rapida immersione in uno sciroppo di acqua e zucchero). Il problema è stato che sto maledetto scalogno non si decideva ad asciugarsi e mi ci sono volute 4 ore per ottenere il risultato voluto. Ora lo scalogno è croccante e leggermente zuccherino e crea dipendenza più delle patatine (o delle caramelle), insomma, una vera meraviglia, ma 4 ore sono davvero troppe (e alla faccia degli scrupoli che mi facevo con le patate!). Forse riducendo l'immersione nello sciroppo (cosa che, in effetti Cracco fa, ma io temevo non si zuccherasse a sufficienza e quindi ce l'ho lasciato qualche minuto in più) e/o alzando la temperatura di qualche grado si riesce ad ottenere una tempistica più umana...
Il pecorino me l'ha portato Lydia. In qualsiasi preparazione l'abbia aggiunto ha creato dei connubi pazzeschi. In verità non ho ancora capito se sia una dop pure lui, se ci stiano lavorando o se stia blaterando, ma le informaziooni su internet sono piuttosto nebulose...
In ogni caso, beccati queste, sono tutte per te!


Tartellette con pecorino di fossa e scalogno caramellato


per 8 tartellette:
per lo scalogno:
200g di scalogno di romagna IGP (al netto degli scarti)
500g acqua
250g zucchero

per la crema al pecorino:
200g latte
50g pecorino di fossa
20g farina
30g burro
sale e pepe

per la brisèe:
200g farina
100g burro
1 tuorlo
2 cucchiai d'acqua fredda
sale

Scalogno: affettare lo scalogno sottile e immergerlo in uno sciroppo di acqua e zucchero per 10 minuti (ma li ridurrei a 5 per i motivi di cui sopra). Scolarlo, tamponarlo rapidamente e passarlo in forno ben disteso a 80 gradi finchè non si asciuga e diventa croccante. Rigirarlo di tanto in tanto.
Conservarlo anche per più giorni in una scatola di latta.

Pecorino: preparare una besciamella con latte burro e farina + sale e pepe e aggiungere in ultimo il pecorino. Fare intiepidire prima dell'uso (anche questa si può preparare per tempo).

Brisèe: lavorare rapidamente insieme gli ingredienti, stenderla subito e rivestirci degli stampini ben imburrati. Riporli poi in frigo per almeno un'ora oppure in freezer per 20 minuti.
Cuocerli a 180 su una teglia da forno già calda e posizionata ad una posizione mediobassa per 10-12 minuti (con i fagioli per i primi 8 minuti e poi in bianco).
Far raffreddare e sformare.

Comporre la tartelletta riempendo il guscio di brisèe con la besciamella al pecorino e terminare con lo scalogno caramellato.

N.B.: la ricetta è piuttosto laboriosa e prevede tempi abbastanza dilatati ma si può pensare di preparare tutti gli ingredienti con giorni di anticipo e montare il tutto solo all'ultimo (cosa peraltro piuttosto comoda).

venerdì 13 novembre 2009

Panna cotta...coi capelli!

La panna cotta coi capelli...

Allora, vediamo un po' da dove partire...ho così tante cose:
1. Ho trovato un nuovo paradiso degli ingredienti introvabili: www.centrobotanico.it (ha più punti vendita a Milano ed io sono stata in quello -enorme- di via Cesare Correnti);
2. I "capelli" di cui sopra li ho reperiti all'indirizzo suggerito e non sono altro che germogli di porro...fichissimi!!!
3. Barbabietola + porro + arancia sono la fine del mondo. Questa panna cotta (per la cui ricetta mi sono parzialmente* riferita al libro della Zavan) è risultata buona oltre le attese. I germogli infatti -pungenti al punto giusto- trovano splendidamente collocazione con la dolcezza della barbabietola e l'amarognolo dato dalla scorza d'arancia. Sono molto soddisfatta (e sto già meditando su una versione risotto).
4. Ho iniziato ad usare l'agar e mi piace un sacco (e mi sembra di azzeccarci con le dosi, ma attendo comunque eventuali suggerimenti).
5. Buon fine settimana a tutti...


Panna cotta alla barbabietola con germogli di porro


per quattro bicchierini:
150g panna
150g barbabietola cotta
scorza di un limone
scorza di una arancia
sale e pepe
4g di gelatina o un cucchiaino raso di agar

100g barbabietola
100g acqua
un cucchiaio di succo di limone
4g di gelatina o un cucchiaino raso di agar

germogli di porro (o il cuore di un porro normale)

Per la panna cotta: Far bollire la panna con la barbabietola tagliata a pezzi, la scorza del limone e dell'arancia, il sale e il pepe.
Appena inizia il bollore, toglierla dal fuoco e frullare. Sciogliere sul fuoco l'agar (o la gelatina precedentemente ammollata) in un goccio di panna tenuto da parte e aggiungerlo al resto del composto frullato. Distribuire nei 4 bicchieri e mettere a rassodare al fresco.
Per la gelatina: Frullare la barbabietola con l'acqua e il succo di limone, passare al setaccio, prelevare qualche cucchiaio di liquido e passarlo sul fuoco con l'agar (o la gelatina ammollata). Unire il composto con l'addensante al resto e distribuire, sopra la panna cotta nel frattempo addensata, nei quattro bicchierini. Fare addensare e terminare con i germogli.

* e in quel "parzialmente" intendo, tra l'altro, che me ne sono ben guardata dall'infilare il succo di limone dentro la panna, come suggerito dal testo, onde evitare una bella cagliatina!

giovedì 12 novembre 2009

Risotto zucca e agrumi

Risotto zucca e agrumi

In questi giorni sono stata parecchio fuori casa coinvolta in esperienze più o meno esaltanti (di cui magari vi dirò nei prossimi giorni) il che ha implicato che sono indietrissimo con la visita ai vostri blog e altrettanto indietro con l'organizzazione del mio.
Oggi però sono riuscita a carpire una buona notizia: il ritorno di Adina nella sua cucina! A lei va il mio bentornata e al suo piccolo Arturo il migliore dei benvenuti!
Per quanto riguarda la ricetta, invece, non avete che da leggere...


Risotto con zucca e agrumi

Per 4 persone:
360g riso carnaroli
250g zucca mantovana
Burro
Parmigiano
Brodo vegetale
scorza d’arancia, limone e mandarino

Tagliare la zucca a dadini.
Sciogliere in padella 40g di burro e farvi rosolare la zucca. Salare, pepare e proseguire la cottura finché questa non risulta morbida. A questo punto aggiungere il riso e portare a cottura col brodo vegetale bollente.
Trascorsi 16-18 minuti, spegnere la fiamma e mantecare con burro e parmigiano. Servire con un’abbondante spolverata di scorza di agrumi.

lunedì 9 novembre 2009

Minestra detox di finocchi

Minestra detox di finocchi

Il clima in questi giorni si sta facendo sempre più teso. Con il pullulare degli scopiazzamenti gli animi si scaldano sempre di più e i fegati si fanno sempre più amari...e allora cosa volere di più di una bella zuppettina detox?
Questa è una ricetta che mi ha insegnato mia madre e che mi porto dietro dal primo anno di università. E' molto semplice. La faccio spesso quando voglio mangiare leggero ma con gusto (adoro queste brodaglie calde!). Inoltre è utile per lo smaltimento delle parti più dure del finocchio (che è sempre un peccato buttar via) e per le croste di parmigiano.


Minestra di finocchi

300g finocchio
150g patate
un cucchiaio raso di farina
sale e pepe
croste di parmigiano (o parmigiano grattugiato)
olio evo

Tagliare con la mandolina sia il finocchio che le patate. Rosolarle in un cucchiaio d'olio, ricoprirle appena di acqua bollente, salare, pepare e far cuocere a fuoco vivo per 30 minuti circa. Sciogliere un cucchiaio di farina in 2-3 cucchiai d'acqua e aggiungerlo alla minestra. Cuocere ancora qualche minuto fino al raggiungimento della giusta consistenza. Terminare con le croste tagliate a pezzetti e servire.

sabato 7 novembre 2009

venerdì 6 novembre 2009

Sgombro e mela

Sgombro e mela

Questo piatto pesca a piene mani da idee altrui:
- nella forma, da questa deliziosa preparazione di Dada (una a caso...);
- nei sapori, da Oldani da cui, un po' di tempo fa, ho assaggiato un antipasto composto proprio da questi due ingredienti (la portata era di Lydia, per cui ho solo fatto un assaggio e ne ricordo ben poco). Insomma, l'accostamento mi era piaciuto da matti e mi era rimasta la voglia di riprovarlo a casa...
E' scontato precisare che con lo sgombro fresco il risultato sarebbe indubbiamente migliore.


Sgombro e mela

per una mela:
70g sgombro sott'olio
2 cucchiai di creme fraiche
scorza di un limone grattata
timo
pepe

una noce di burro
sale affumicato

Frullare lo sgombro a crema con la creme fraiche. Aggiungere poi la scorza grattugiata, il pepe e il timo.
Lavare la mela e tagliarla a fette sul piano longitudinale. Sciogliere il burro in una padella con un pizzico di sale affumicato e ripassarvi le fette di mela per 5-6 minuti (deve appena cuocere, senza perdere in croccantezza).
Ricomporre il frutto alternando la crema di sgombro alle fette di mela.

Mele

mercoledì 4 novembre 2009

Tatin di patate viola e caprino

Tatin di patate viola e caprino

...e con queste ho dato fondo alle ultime patate viola rimaste!
La ricetta l'avete già vista, lo so...è tutta colpa sua, ma proprio non ho saputo resistere! Prima ci avevo posato gli occhi sfogliando il nuovo libro di Knam, poi Paola me l'ha fatta sotto al naso e alla fine non ho proprio resistito!
E sapete una cosa? Ho fatto davvero bene! Queste tatin sono deliziose, anche oltre l'aspettativa!


Tatin di patate viola e caprino


per 12 minitatin:
400 gr di patate viola*
150 gr di zucchero semolato
50 gr di burro
olio per friggere
30 gr di zucchero a velo
250 gr di formaggio di capra
1 uovo
250 gr di pasta sfoglia
olio extra vergine d'oliva
aghi di un rametto di rosmarino
sale e pepe

Lavare le patate viola.
Con la mandolina tagliare 100 gr di patate a fettine sottili e metterle a bagno in una ciotola con acqua fredda. Sbucciare le patate rimaste e lessarle in abbondante acqua bollente salata finchè risulteranno appena cotte, (attenzione a non farle sfaldare). Sgocciolare bene.
Scaldare l'olio a 180°, friggere le fettine sottili di patate ben sgocciolate e asciugate. Disporre le patate su una placca foderata con carta da forno, spolverizzare con lo zucchero a velo e farle caramellare per pochi minuti in forno preriscaldato a 180°. Mettere da parte.
Caramellare lo zucchero con 2-3 cucchiai di acqua in una padella: scaldare a fuoco dolce, fino a ottenere un caramello ambrato scuro, togliere dal fuoco e unire il burro, mescolando con un cucchiaio di legno per ottenere un caramello omogeneo; con questo ricoprire subito il fondo degli stampini precedentemente imburrati.
Unire in una ciotola il formaggio, l'uovo, gli aghi di rosmarino, sale e pepe e mescolare bene.
Tagliare a fette sottili le patate lessate e disporle sul caramello. Distribuire il composto di caprino sulle patate.
Con l'aiuto di un matterello, stendere la pasta sfoglia allo spessore di 2 mm e di 2-3 cm più grande degli stampi. Adagiare i dischi di pasta sulle patate, rimboccando i bordi verso il basso. Cuocere in forno preriscaldato a 180° per circa 10-15 minuti, finchè la pasta risulterà ben dorata. Togliere dal forno e lasciar riposare per 5 minuti. Sformare e rovesciare. Guarnire le tatin con le patate viola caramellate (che, col senno di poi, trovo forse superfluo) e servire.

* ma è ovvio che potete usare anche altre patate che perderanno sì nel colore, ma non di certo nel gusto.

lunedì 2 novembre 2009

"Cannelloni" di barbabietola ripieni di patate

Cannelloni di barbabietola e patate

Buongiorno a tutti e buon inizio settimana!
In questo week end ho fatto un'ardita scoperta: Heinz Beck è un genio! Ma và??? Ebbene sì...nel provare questa sua semplice ricetta tratta da Vegetariano ho capito quanto fosse importante seguire strettamente le sue indicazioni, ovvero, tutto ciò che avrei voluto modificare (un po' di olio e limone in meno o cose simili) sarebbe stato errato.
La ricetta è potenzialmente facile e anche abbastanza rapida...il dramma avviene al momento del taglio della barbabietola perchè se come me avete una mandolina un po' vecchiotta e scarsamente collaborativa, vi viene l'esaurimento nervoso.
Ah, confesso di essere partita da una barbabietola acquistata già cotta.
Questo il procedimento che ho seguito:


"Cannelloni" di barbabietola ripieni di patate

200g barbabietola cotta
300g patate (ho usato patate rosse)
3 cucchiai d'olio*
50g latte
1 cucchiaio d'erba cipollina
sale
succo di limone (meno della metà, direi)

Cuocere le patate e pelarle. Tagliare una patata a dadini e passare il resto, ancora caldo, al setaccio (fondamentale!). Aggiungere il latte alle patate passate e 3 cucchiai d'olio d'oliva e mantecare il tutto (io ho usato una frusta). Aggiungere l'erba cipollina, la patata a dadini e condire con sale e succo di limone assolutamente da non omettere!).
Tagliare la barbabietola a fette sottilissime e riempirla con la purea di patata.
Riscaldare a piacere nella vaporiera e servire con una grattugiata di scorza di limone.

*di recente, ho sviluppato un amore incredibile per gli oli siciliani: trovo abbiano dei profumi assolutamente unici (io ci sento dentro il pomodoro e il basilico...mi fanno impazzire!). Per questa ricetta ho utilizzato, in particolare, Olio Polifemo, che ho scoperto ultimamente e che mi permetto di consigliarvi.