lunedì 31 gennaio 2011

Il punto della situazione

sfondi

In questo periodo di grandi conti alla rovescia (ma come funziona il calcolo delle settimane per la gravidanza? Riesco quotidianamente a litigare con mio marito per questo...) mi piace ricordare il tempo che passa anche per quest'altra creatura.
Sono tre anni che sopporta il variare dei miei umori, educatamente, senza mostrare segni di insofferenza (mica poco, eh!) e soprattutto sono tre anni in cui mi ha dato la possibilita' di conoscere persone che oggi fanno concretamente parte della mia vita.
Grazie.

venerdì 28 gennaio 2011

La Linzer di Felder

La Linzer di Felder

Qualche giorno fa mi è venuta una gran voglia di Linzertorte (quella similcrostata la cui frolla è arricchita da spezie e frutta secca con un ripieno di marmellata di mirtilli rossi) e invece di affidarmi alla classica ricetta proposta da Annaliese Kompatcher nel suo I dolci delle Dolomiti, mi sono rivolta a Christophe Felder.
Il risultato? Una buona crostata, ma non chiamatela Linzer!
Oltretutto ho fatto un po' di fatica con l'impasto perchè si presentava davvero morbido e poco gestibile (si vede dalla griglia...). Tuttavia credo che la sua consistenza abbia agevolato il mantenersi della giusta umidità del ripieno evitando così lo spiacevole effetto chewing gum che spesso si verifica nelle crostate alla marmellata (soprattutto quando non si fa una precottura in bianco).


La Linzer di Felder


250g farina
un cucchiaino di lievito
10g cacao
un pizzico di cannella
125g zucchero
125g burro
65g mandorle tritate
un pizzico di sale
2 uova (secondo me bastano un uovo + un tuorlo)
scorza di un limone

confettura di lamponi

Confezionare la pasta lavorando insieme tutti gli ingredienti velocemente. Porre l'impasto in frigo per almeno due ore.
Trascorso questo tempo, stendere la pasta, rivestire uno stampo da 24 (tenendo un po' di impasto da parte) e riempirlo con la marmellata. Completare con la griglia.
Cuocere a 180 gradi per 30 minuti circa.

P.S.: ci si vede nei prossimi giorni ad Identita' Golose!

mercoledì 26 gennaio 2011

Hummus "all'italiana"

hummus "all'italiana"

Ho sempre pensato all'hummus come a qualcosa di un po' insulso e senza tanto carattere...fino a quando non ne ho fatto uno con le mie mani.
L'ho soprannominato all'italiana perchè è fatto con i borlotti (anzi, con dei borlotti col pedigree, quelli di Lamon) invece che con i tradizionali ceci.
Insomma, ho scoperto che è una preparazione gustosissima che crea dipendenza...l'unica barba è privare i fagioli dell buccia, ma direi che è uno scoglio che si supera facilmente con un po' di pazienza!


Hummus “all’italiana”

150g fagioli borlotti di Lamon secchi
Il succo di mezzo limone (o poco piu')
Un cucchiaio di semi di sesamo
Olio
Una foglia di alloro
Sale, pepe, paprica dolce
Uno spicchio d’aglio (a piacere)

Lessare i fagioli per almeno un’ora in acqua bollente salata con una foglia di alloro. Scolarli, farli raffreddare e privarli della buccia.
Frullarli con il succo del limone, i semi di sesamo, un pizzico di pepe e uno di paprica dolce, olio e un filo d’acqua di cottura. Frullare a lungo fino ad ottenere una crema liscia e omogenea.
Farla riposare per una mezz’ora con uno spicchio d’aglio sbucciato infilato al suo interno. Togliere l’aglio e servire.

lunedì 24 gennaio 2011

Minestra con sedano e magoncini

minestra sedano-magoncini

...ovvero la minestra della mia infanzia.
In effetti non che sia stata svezzata a suon di frattaglie, ma ritrovare questi sapori antichi mi ha riportata indietro nel tempo di almeno vent'anni.
Non so se si tratti di un piatto tipicamente mantovano (dai volumi a mia disposizione ho trovato solo minestre con i fegatini e non con i magoncini) ma di certo è un piatto tipico di casa mia (e questo mi basta per amarlo alla follia).
I non amanti delle frattaglie possono concludere qui la lettura del post. I più audaci invece saranno curiosi di sapere che i magoncini, così chiamati a Mantova (e di recente già incontrati nella ricetta degli agnolini) altro non sono che i ventrigli (a Milano suonano così) o durelli del pollo, ovvero una parte dello stomaco del pennuto che si consuma senza grandi lavorazioni (non servono tempi per lo spurgo) semplicemente ripulendo i pezzi dalle striature bianche.
Credo che questa sia l'unica preparazione in cui ami il sapore del sedano...


Minestra con sedano e magoncini


per una persona:
2 pugni di riso (vialone nano o carnaroli)
100g magoncini (al netto degli scarti)
30g sedano
brodo di carne leggero* (circa 500g)
sale e pepe
grana grattugiato

Togliere i filamenti dal sedano e tagliarlo a cubetti.
Privare i magoncini di tutti i filamenti bianchi (ottenendo così 100g di prodotto), sciacquarli e cuocerli per almeno un'ora (se si chiamano durelli, c'è un perchè...) nel brodo di carne con i cubetti di sedano.
Aggiungere, se serve, un pizzico di sale o altro brodo e cuocere il riso per 15-18 minuti assieme ai magoncini e al sedano.
Terminare con una macinata di pepe e una spolverata di grana.
Ringrazio l'audacia di quelli che sono arrivati fin qui.

*il brodo deve essere leggero un po' perchè dopo un'ora e mezza di cottura si restringe per bene concentrando il sapore e un po' perchè il magoncino stesso rilascia un buon sapore.

venerdì 21 gennaio 2011

Bucatini con datteri e acciughe

Di nuovo la pasta dell'anno

No, dico: vi ho mai chiesto qualche cosa? Come? Ah, la settimana scorsa?? Vabbè, non fate i pignoli!!! Dicevo: prima della settimana scorsa vi avevo mai chiesto qualche cosa? Ebbene, ora lo faccio e lo rifaccio: dovete assolutamente provare questa pasta che si è catapultata nel giro di una forchettata al vertice della mia classifica. Promettetemelo, giuratemelo, datemi la vostra parola di lupetti.
L'idea dell'accoppiata naturalmente non viene dal mio mononeurone, ma dal mio chef prediletto Carlo Cracco. Prima di Natale è uscito infatti un libretto a quattro mani sul panettone dove tra le tante ricette Cracco propone un dattero ripieno di acciughe fritto in una tempura fatta con la polvere del panettone gastronomico.
Lungi da me tentare l'approccio con l'allettante finger food, mi è venuta l'idea di riproporre l'abbinata dolce-salato del dattero con l'acciuga in un formato più alla portata quotidiana.
Beh, ero commossa! Una pasta davvero eccellente! Tanto non avete scuse: sono sicura che qualche dattero vi sarà avanzato dalle feste di Natale! Date un senso alla sua vita!


Bucatini con datteri e acciughe


per una persona:
100g pasta lunga (per me, bucatini Garofalo)
6-7 acciughe sott'olio
un cucchiaio di concentrato di pomodoro
un cucchiaio di vino bianco
2-3 datteri secchi
un cucchiaio di pan grattato
olio

Sciogliete le acciughe in un pentolino a fuoco basso, sfumatele con il vino bianco e aggiungete il cucchiaio di concentrato di pomodoro. Amalgamate bene il tutto e tenete da parte.
Cuocete la pasta al dente in acqua bollente NON salata.
Tostate il pane con un filo d'olio fino a renderlo croccante.
Tagliate i datteri il più sottile possibile.
Assemblate il piatto condendo la pasta con il vostro sugo di acciughe e terminando con i datteri e le briciole di pane tostato.

mercoledì 19 gennaio 2011

Petit pots au chocolat

pots chocolat

Dovete sapere che io sento già di essere una madre scrupolosa ed apprensiva ed in quanto tale mi sacrifico nello studiare le future merende per la mia panzerotta...sì, lo so, è dura la vita, ma qualcuno si deve pure sacrificare!
Prima di sbranarceli, ho ragionato se arricchirli con qualche aroma o con un crumble, poi ho pensato che li avremmo gustati più volentieri così, senza tanti fronzoli e in tutta la loro quasi banale semplicità.
Senza uova nè burro (e pure senza glutine) sono dei budinetti per fare i quali sono partita da una vecchia e sempre amata ricetta a cui ho semplicemente aggiunto del buon cioccolato con un'alta percentuale di cacao.
Ultima nota: si fanno in 5 minuti e si possono gustare quasi subito poichè solidificano molto velocemente...
Buona merenda!


Petit pots au chocolat


per 4 vasetti:
200g di panna fresca
300g di latte intero fresco
60g cioccolato extra fondente 85%-90%
60g di zucchero semolato
18g di maizena

Versare il latte, la panna e lo zucchero in un pentolino, portare il tutto a bollore e togliere dal fuoco. Prelevare due o tre cucchiai di liquido caldo e versarli sulla maizena precedentemente setacciata in un piccolo recipiente, mescolare bene in modo da ottenere una cremina e versarla, mescolando, nel latte caldo*. Rimettere sul fuoco dolce e riportare a bollore continuando a mescolare con cura, lasciar bollire da 3 a 5 minuti o fino a quando la crema risulterà addensata. UNire ora il cioccolato e farlo sciogliere velocemente. Distribuire nei vasetti, lasciar intiepidire e mettere in frigo per almeno un paio d'ore.

*Il passaggio dello scioglimento della maizena ovviamente è quello più importante.
Io ho setacciato la maizena in una ciotolina, poi ho prelevato un cucchiaio di latte/panna caldo e ho iniziato a lavorarlo con la maizena, poi ancora un cucchiaio e ancora a mescolare, poi ancora uno e ancora mescolare e così via.
Quello che voglio far capire è che se si sbatte subito dentro troppo latte, non si riesce a creare un composto omogeneo e a sciogliere bene la maizena e rimangono i grumi.
Allo stesso tempo, anche una volta resa la maizena una crema, continuo ad aggiungere (sempre poco alla volta) il latte, fino a raggiungere un composto totalmente liquido e solo in questo momento, unisco i due liquidi e proseguo la cottura.

lunedì 17 gennaio 2011

Ode alla zuppa di cipolle

zuppa di cipolle

Cosa dire della zuppa di cipolle? E' poesia, è uno dei piatti più buoni che esista e senza dubbio una delle più alte forme di erotismo. Di questo ne sono convinta (e non ridete innanzi al guazzabuglio degli ormoni di una povera donna incinta).
Sono altresì convinta però che sia un piatto che non fate mai, un po' per il terrore della puzza e un po' perchè è una preparazione non velocissima e che non viene facilmente in mente. Io ho usato delle cipolle di Giarratana a dir poco meravigliose che non mi hanno fatto scendere neanche una lacrima e non hanno minimamente appestato la cucina. L'ho arricchita con l'avanzo di qualche crosta di formaggio ed ho usato solo Parmigiano invece dei classici emmental o groviera.
Sono ancora commossa...


Zuppa di cipolle

Per 4 persone:
650g cipolle di Giarratana
50g burro
1 litro di buon brodo di carne
2 cucchiai di farina setacciata
90g croste di Parmigiano o Grana
120g Parmigiano grattugiato
8 fette di pane bianco raffermo
sale

Tagliare le cipolle a fettine sottilissime e farle stufare in un recipiente coperto per 20 minuti con il burro e un pizzico di sale.
Aggiungere ora i due cucchiai di farina, mescolare e quando questa inizia ad attaccare aggiungere lentamente il brodo bollente. Coprire di nuovo e cuocere per altri 40 minuti.
Pulire le croste, tagliarle a cubetti e aggiungerle alla zuppa negli ultimi 5 minuti.
Distribuire sul fondo di ogni ciotola una fetta di pane, una spolverata di formaggio e poi la zuppa. Terminare con un’altra fetta di pane e dell’altro formaggio.
Fare colorire il tutto in forno (già caldo) con la funzione grill per 10-12 minuti.

giovedì 13 gennaio 2011

L'erbazzone dolce di Cristiana

erbazzone dolce

No, dico: vi ho mai chiesto qualcosa??? Ecco, oggi sono qui a farlo: provate questo dolce!
E' la crostata più superbuona che abbia mai mangiato.
La sua storia risale al lontano 2008 quando partecipai al mio primo (ed unico) raduno del forum de La Cucina Italiana. In quell'occasione Cristiana Battelli, una delle mie forumiste preferite, venne accompagnata dal suo erbazzone e naturalmente fu amore al primo assaggio.
All'apparenza non mi aveva particolarmente colpita...e poi, un dolce con gli spinaci??? Ma vi assicuro che la prova assaggio mi ha segnata. Vi prego, fidatevi e fatela!
Avrei dovuto prepararla la scorsa settimana in occasione di una cena con un cugino di mio marito che veniva con la sua famiglia da noi per la prima volta. Nel dubbio ho fatto un menù abbastanza semplice e a base di verdure per poi scoprire a fine pasto che la figlia odiava le verdure...per fortuna che non gliele ho fatte trovare anche nel dolce! Ehm, ehm...
Ho seguito la ricetta alla lettera con due sole differenze:
1. non ho messo il lievito nella frolla;
2. essendo priva di Sassolino o altro liquore all'anice (sambuca, ouzo) mi sono autocreata un liquore aniciato tenendo per una settimana qualche stella di anice in infusione dentro una buona grappa bianca. Sì, lo so, sono un po' tamarra, ma la cosa ha funzionato!
Cristiana, grazie! Lascio a te la parola:


Erbazzone dolce


La ricetta mi è stata data da una signora che lavorava in un forno di Modena, la torta si presenta come una crostata con tanto di griglia di pasta.

Per la pasta frolla:
300 gr di farina
100 gr di burro
100 gr di zucchero
1 uovo + 1 albume (il suo tuorlo verrà utilizzato nel ripieno)
1 cucchiaio di lievito per dolci (omesso)
un pizzico di sale
Per il ripieno:
200 gr di ricotta
100 gr di mandorle
100 gr di amaretti
1 tuorlo (quello rimasto dalla frolla)
100 gr di spinaci già cotti e strizzati (anche surgelati)
½ bicchiere di Sassolino* (ho contato circa 8 cucchiai)
3 cucchiai di zucchero.

Preparare la pasta frolla, stenderla a circa 3/4 mm di spessore e foderare uno stampo da crostata diametro 24 circa, avendo cura di tenere da parte un poco di pasta per fare la griglia sul ripieno.
Per preparare il ripieno si può impastare tutto nel mixer avendo cura di tritare preventivamente gli amaretti, le mandorle e gli spinaci già cotti e raffreddati.
Io ho tritato gli spinaci cotti e raffreddati, ho aggiunto mandorle e amaretti tritati e i 3 cucchiai di zucchero, poi la ricotta, il tuorlo e gradualmente il liquore (in modo da poterlo eventualmente dosare a gusto proprio).
Riempire il guscio di frolla con l’impasto del ripieno, completare con la griglia di pasta.
Cuocere a 180° per un’ora circa (nel mio forno).
Il ripieno può gonfiarsi parecchio in cottura, ma in raffreddamento poi si sgonfia.

*Il Sassolino è un liquore tipico delle zone di Sassuolo (Mo) a base di anice, che si usa generalmente nella preparazione dei dolci, può essere tranquillamente sostituito con la Sambuca.

P.S.:quando ho letto di questa frolla molto albumata confesso di aver vacillato. Come forse ricorderete, io sono per la frolla con soli tuorli, quindi ero un po' scettica.
In realtà il risultato ha levato tutti i dubbi dalla mia mente. Ne esce una frolla piuttosto croccante e consistente, adatta a gestire al meglio un ripieno così umido. Non la cambierei per niente al mondo.

erbazzone1

mercoledì 12 gennaio 2011

Gli agnolini di casa mia

agnolini

Di recente sono stati proposti da Alex (di ispirazione ferrarese) e da Giulia partendo da una ricetta emiliana. Oggi voglio presentarvi i miei, di stampo nettamente mantovano, con tutte le varianti familiari del caso.
Questi per me rappresentano la perfezione fatta ad agnolino, il sapore corrispondente alla mia idea platonica e sono il tentativo di mettere su carta quel gran casino di quantità ad occhio che mi ha elargito (sotto tortura, sia chiaro) la nonna Cati -le stesse che le aveva spiegato la bisnonna.
Dal punto di vista estetico (e anche da quello pratico) si può nettamente migliorare, ma mi ritengo molto soddisfatta del mio primo esperimento agnolinoide. L'importante era riuscire a ricostruire i sapori del ripieno, poi sulla sfoglia migliorerò col tempo.
Per tradizione si servono con un buon brodo di carne (gallina/cappone & manzo) durante il pranzo di Natale.


Agnolini

dose per un chilo abbondante di agnolini:
4 uova
400g farina 00 (ho usato un 10% di manitoba per dare più elasticità all'impasto, ma non ditelo alla nonna, vi prego!)

125g cappello del prete (o muscolo)
100g lonza di maiale
125g salamella mantovana
una fetta di prosciutto crudo da 75g
una fetta di pancetta da 50g
una fetta di mortadella col pepe da 75g
75g di magoncini (anche detti ventrigli o durelli) di pollo al netto degli scarti

150g grana grattugiato
1 uovo

vino bianco per sfumare

Mettere tutte le carni -esclusi prosciutto e mortadella- in una pentola e iniziare a rosolare senza l'aggiunta di altri grassi (salamella e pancetta, col calore, inizieranno a elargire i grassi sufficienti). Sfumare con un po' di vino bianco, far evaporare e aggiungere poca acqua (quanto basta per ricoprire appena le carni). Cuocere lentamente a recipiente coperto per almeno due ore. Gli ultimi minuti aggiungere anche il prosciutto e la mortadella.
Recuperare le carni tenendo il brodo da parte e tritarle. Una volta fredde, aggiungere il grana e l'uovo e aggiustare eventualmente la consistenza con qualche cucchiaio del brodo di cottura.
Io non ho ritenuto necessario nè salare nè pepare.
Iniziare a confezionare la pasta: tirare una sfoglia* non troppo sottile (non dev'essere una sfoglia invisibile e in bocca deve risultare "ignorante" il giusto; io ho tirato fino all'ultima tacca della sfogliatrice del kenwood ma con l'imperia o altre macchinette un po' più professional la nonna si fermava alla penultima tacca), distribuire delle nocciole di ripieno e formare gli agnolini partendo da un quadrato di circa 4x4cm (dal quadrato ricavate un triangolo e, rigirandolo sul dito, congiungete le due punte del triangolo). Anche se non sembra, non ho usato il tagliapasta liscio ma quello ondulato.
Se non li consumate subito, fateli seccare per bene e poi metteteli in congelatore (per consumarli, gettateli in acqua bollente direttamente da surgelati).
La dose è adatta ad otto persone civili...a sei un po' mangione...a quattro se avete il mio DNA.

* se, come me, usate una macchinetta, prima di confezionare i vostri agnolini, fate un paio di passate su un asse di legno anche con il mattarello. In questo modo la sfoglia acquisterà più porosità "assorbendola" dal legno.

ripieno agnolini

P.S.: qualora vi avanzasse del ripieno, questo è ottimo per imbottire polpettoni, faraone o verdure (la verza, ad es.). Enza, tra i commenti, giustamente suggerisce di usare il ripieno anche per delle olive ascolane.

lunedì 10 gennaio 2011

Bicchierino con caco, vaniglia e nocino

caco

L'idea di questo dessert mi è venuta da un ricordo: l'immagine di mia nonna che si mangiava i cachi stemperati da un goccino di rum!
Ho pensato che la crema di vaniglia avrebbe esaltato le note vanigliate del frutto mentre il liquore alle noci con alcolicità e un leggero retrogusto amaro, avrebbe smorzato la stucchevolezza del caco.
Sono molto soddisfatta del risultato (la sapeva lunga la mia nonna...). Stranamente mi ci sono incaponita (di solito coi dolci ho il vaffa facile) e l'ho provato tre volte prima di raggiungere il mio obiettivo.
Ho imparato anche ad avere pazienza: se infatti non si dà il tempo ai vari strati di solidificare viene fuori un bel pastrocchio (si veda il bicchiere in secondo piano dove la gelatina al nocino non era ancora del tutto solidificata e con l'aggiunta fuoritempo del caco si è "deformata" mutando l'equilibrio dei vari strati).


Bicchierino caco, vaniglia e nocino

per 4 bicchierini:
Crema alla vaniglia:
200g panna fresca
300g latte
1 stecca di vaniglia
60g zucchero
20g maizena

Gelatina di nocino:
60g nocino
1/2 foglio di gelatina (1g)

Purea di cachi:
2 cachi (circa 250g di purea) ben maturi
1/2 foglio di gelatina (1g)

Crema alla vaniglia:
Versare il latte, la panna, lo zucchero, i semi ricavati dal baccello di vaniglia e il bacello stesso in un pentolino, portare il tutto lentamente a bollore e togliere dal fuoco. Togliere la stecca di vaniglia e prelevare due o tre cucchiai di liquido caldo e versarli sulla maizena precedentemente setacciata in un piccolo recipiente, mescolare bene in modo da ottenere una cremina e versarla, mescolando, nel latte caldo*. Rimettere su fuoco dolce e riportare a bollore continuando a mescolare con cura, lasciar bollire da 3 a 5 minuti o fino a quando la crema risulterà addensata. Distribuire nei vasetti, lasciar intiepidire e mettere in frigo per almeno un paio d'ore.

*Il passaggio dello scioglimento della maizena, ovviamente è quello più importante.
Io ho setacciato la maizena in una ciotolina, poi ho prelevato un cucchiaio di latte caldo e ho iniziato a lavorarlo con la maizena, poi ancora un cucchiaio e ancora a mescolare, poi ancora uno e ancora mescolare e così via.
Quello che voglio far capire è che se si sbatte subito dentro troppo latte, non si riesce a creare un composto omogeneo e a sciogliere bene la maizena e rimangono i grumi.
Allo stesso tempo, anche una volta resa la maizena una crema, continuo ad aggiungere (sempre poco alla volta) il latte, fino a raggiungere un composto totalmente liquido e solo in questo momento, unisco i due liquidi e proseguo la cottura.

Gelatina di nocino:
Ammollare la gelatina in acqua per un quarto d'ora.
Portare a leggera ebollizione un paio di cucchiai di nocino e sciogliervi dentro la gelatina. Versare il tutto nel nocino restante.
N.B.: cercate di scaldare meno liquore possibile in modo che non perda la sua alcolicità.
Distribuire la gelatina sopra la crema di vaniglia e lasciar solidificare per almeno tre ore in frigo.

Purea di cachi:
Ammollare la gelatina in acqua per un quarto d'ora.
Frullare la purea di cachi, scaldare un cucchiaio della stessa e sciogliervi dentro la gelatina. Unire al resto della purea e distribuire nei bicchierini sopra la gelatina di nocino.
Riporre in frigo per un'ora almeno prima di consumare.

Non vi spaventate! Vi assicuro che è più lungo a dirsi che a farsi (tempi di riposo permettendo...)!

bicch

giovedì 6 gennaio 2011

La torta di pane(ttone)

tortapanettone


Se anche voi, dopo aver superato a stento una crisi isterica da fallimento di panettone (peraltro dopo anni di onoratissima carriera) ora vi ostinate a consumare il mappazzone prodotto ("Amore, magari se lo tostiamo un po' non è così male" o cose del genere)...
...o, molto più banalmente se vi ritrovate con quintali di panettone magari un po' secchino da smaltire...
...e se anche voi, come me, siete amanti della torta di pane, questa è la ricetta che vi ci vuole e che placherà tutte le vostre frustrazioni!


La torta di pane(ttone)


750g panettone
750g latte (o anche meno: dipende dal livello di secchezza del vostro panettone)
1 uovo
2 cucchiaini di lievito
burro
canditi e/o uvetta a piacere

Tagliare il panettone a cubotti e metterlo a rinvenire in una ciotola con il latte. Passata una mezzora, scolarlo del latte in eccesso (senza strizzarlo), mescolarlo con il lievito, l'uovo e una manciata di uvetta o canditi (se volete un risultato più ricco).
Imburrare lo stampo e versarvi il composto. Terminare con qualche fiocchetto di burro in superficie. Infornare a 180 gradi per 30 minuti o fino a doratura superficiale.
Consumare rigorosamente fredda.
E' buonissima!

lunedì 3 gennaio 2011

Il broccoletto di Custoza ed altre amenità

involtini broccoletto

Post dedicato ai casinari disordinati (astenersi perditempo).
So di non essere sola a questo mondo. E so che la stessa traumatica esperienza l'avete vissuta anche voi. Forse il giorno in cui siete usciti di casa e vi siete ritrovati in appartamento con la compagna di università petulante o forse, peggio ancora, quando vi siete annidati sotto lo stesso tetto con la persona amata.
Io lo so, anche voi avete vissuto il trauma della lezione di piegamento della sportina del supermercato. Superati l'astio e lo stupore iniziali, quello è diventato per voi il vostro incubo peggiore, il vostro cubo di Rubik.
Ebbene, ieri ho capito il perchè di questo nefasto accadimento: la tecnica di piegamento del sacchetto è la stessa per costruire questi involtini!
Finalmente la mia esistenza ha acquisito un senso.


Involtini di pasta fillo con broccoletto di Custoza e quartirolo


per 15 involtini:
pasta fillo
200g foglie di broccoletto lessate
150g quartirolo fresco
sale, pepe, olio

Tagliare la verdura e passarla in padella con un filo d'olio, sale e pepe in modo che si asciughi bene. Farla raffreddare e mescolarla con il quartirolo tagliato a cubetti.
Ritagliare la pasta fillo in 15 rettangoli di 12x38 cm.
Prendere in mano il primo rettangolo, spennellarlo di olio e disporre una parte di composto su un angolo dello stesso. Ripiegare su se stesso (ottenendo così un rettangolo di 6x38) e rispennellare di olio. Dando forma triangolare al composto infagottato, iniziare a ripiegare il triangolo su se stesso fino a terminare la pasta. Rispennellare di olio e disporre su una teglia ricoperta di carta da forno. Procedere nello stesso modo con i restanti ritagli di pasta. Cuocere a 180 gradi per 12-13 minuti o fino a doratura.
Naturalmente il ripieno di questi fagottini può essere variato a vostro piacimento. In ogni caso, tenderei ad usare un formaggio magro e non filante per evitare di aggiungere altri grassi alla preparazione.

Ma veniamo al ripieno: il broccoletto di Custoza è una varietà di broccolo tipico solo dell'omonimo paese del veronese. Si presenta come una sorta di cavolo nero a foglia liscia o di mega bietolona, insomma un ortaggio a foglia lunga e larga al cui interno si racchiude il broccoletto. Naturalmente il cuore è la parte più pregiata e dolce ma anche le foglie sono gradevolissime e lo scarto si riduce davvero a poco.
Il modo tradizionale in cui viene servito è lessato con gli "ovi duri e salame", ovvero con uova sode e salame ma naturalmente si presta a tantissime altre preparazioni.
Ne parlo volentieri perchè, oltre al fatto che è davvero un prodotto speciale, mi risulta che dal 6 al 9 gennaio si terrà la sagra e per veronesi (e limitrofi) potrebbe essere un'idea per una simpatica gita fuori porta.
QUI il programma della manifestazione.

Broccoletto di Custoza


A Custoza, la domenica, i più abbienti in bicicletta, i diseredati a piedi, andavano a
mangiare 'ovi duri e broccoli' … Il meglio del meglio era il cuore detto 'fiora', gialla
spugnosa, battezzata con una doppia croce di olio, tra un frenetico tintinnio di mezzo litri,
che arrivavano pieni e tornavano vuoti.
(Cesare Marchi)

P.S.: ma ve li ho fatti gli auguri di buon anno?!??