Ebbene sì, dopo tanto desiderare, in occasione della conclusione degli esami sono finalmente riuscita ad andare a cena da Nicola Cavallaro Al San Cristoforo. Peccato che le cose non siano andate esattamente come mi aspettavo.
Ma partiamo dal principio…
L’ambiente è carino, pulito, con le pareti verdi movimentate da maxi fotografie dal soggetto esotico, l’illuminazione azzeccata (la musica -che spazia dal latino alla pop- un po’ meno), i tavoli ben distanziati.
La tavola è guarnita da un originale centrotavola composto da un bicchiere con tre lunghissimi (e davvero deliziosi) grissini, una piccola pianta di plastica e un portalumino apparentemente dozzinale e comunque non di mio gusto.
Posate Sambonet e piatti, per lo più, di vetro lavorato (anche questi non di mio gusto, ma non per questo scadenti).
Ma veniamo alla sostanza.
Io prendo il menù Sessantotto (che sta per altrettanti euro), Francesco (il mio fidanzato) Cinquantotto e una bottiglia da una ventina di euro.
In attesa dei piatti (spesso, tra uno e l’altro, un po’ eccessiva, ma forse era colpa del “sabato sera”), ci viene servito un delizioso bocconcino di bufala, pomodorino e spuma di basilico e un ottimo cestino del pane.
Il personale di sala è molto gentile, sempre sorridente ed educato. Addirittura vediamo lo chef scorrazzare tra un tavolo e l’altro a prendere la comanda e a fare premurosamente a turno gli onori di casa.
Aspettiamo con ansia che venga anche da noi (io mi ero già preparata una miriade di domande da fargli, figuratevi! Con la fama che ha Cavallaro tra i bloggers!)… peccato che non sia mai arrivato.
Eccoci agli antipasti: per me un lungo piatto rettangolare con su, a destra, Sfoglia di gamberi rossi, mozzarella di bufala, mela verde e tartufo nero e, a sinistra, Tartare di ricciola con pesche, olive di Gaeta e coriandolo fresco e peperoncino (tra l’altro indicati nel menù come due piatti distinti).
Chiedo subito da dove fosse meglio iniziare per gustare al meglio l’esperienza (perché “esperienza” è il termine adatto per descrivere quello che mi aspettavo). Mi suggeriscono di partire col gambero e così faccio.
Il crostaceo in questione è decisamente di qualità superiore e l’accostamento con la mela e la bufala è, senza dubbio, felice. Peccato che il tutto fosse troppo salato e questo abbia un po’ guastato la delicatezza dei sapori. Il tartufo non mi sono nemmeno accorta di averlo mangiato (il tartufo a luglio?).
Anche la tartare era composta da ingredienti di primissima scelta e, anche qui, gli accostamenti (per altro non nuovi), erano davvero armoniosi.
Il mio fidanzato ha invece aperto la cena con una Creme brulée al Parmigiano Reggiano con prosciutto di Carpegna. Piacevole la creme brulèe dal sapore dolciastro, si abbinava bene alla sapidità del prosciutto (io ne ho assaggiato una mezza fetta, sarà la sfortuna, ma ne ho presa una parte un po’ secchina).
E’ poi arrivato il turno del piatto che aspettavo con più ansia, quello che prevede una particolare affumicatura a freddo, come ho letto con curiosità qui: Insalata di melone e anguria tonno appena scottato e foie gras.
Mi arriva il piatto composto da una pallina di melone, una di anguria, una di foie gras e qualche fettina di tonno scottato. Ma il fumo? Mah, forse devo aver confuso piatto –mi son detta-, eppure strano, ne ho riletta la descrizione proprio prima di uscire di casa…
Ma nessuno mi dice niente e io inizio ad assaporare: ottimo il tonno. Stava molto bene col melone, un po’ meno con l’anguria ed era decisamente infastidito da quel foie gras. Io non sono certo un’esperta, ma la sensazione era spiacevole: quel foie gras mi “grattava sul palato” da morire!
A prescindere dai gusti (io il foie gras lo adoro), quello mi creava proprio una situazione spiacevole in bocca.
Nell’attesa dei primi, sgranocchio con piacere i grissini e, dato che avevo già testato la ricetta data on line qualche anno fa, chiedo conferma sull’uso del lievito madre. Mi viene replicato che, dopo un consulto in cucina, avrei avuto risposta. Così non è avvenuto.
Ma veniamo ai primi: per me Senatore Cappelli con aglio, olio Pianogrillo e selezione di peperoncini dal gusto davvero ottimo. Mai mangiato una “aglio e olio” così buona. Davvero eccellente nei sapori (anche qui, prodotti di primissima scelta), anche se potevano essere più al dente.
Lo stesso vale per i Tuffoli ai 5 pomodori (confit, appassito, fresco a crudo, salsa e pomodoro verde) mangiati da Francesco nello stesso lungo piatto dei Ravioli di coda alla vaccinara con salsa ai ricci di mare e pomodoro. Di questi non ho avuto modo di apprezzare il contrasto dei sapori perché il gusto dei ricci si imponeva con prepotenza sul tutto.
Il mio secondo, Trancetto di ricciola, budino di mandorle, granita di nespole e spinacino, è un piatto decisamente interessante. Peccato che nel titolo venga omesso l’ingrediente in più che, a mio avviso, ha rovinato il delicato e piacevole gioco di ricciola-nespola-mandorla, ovvero la bottarga.
Sulla Tagliata di manzetta piemontese con patate fritte e salsa tzatzichi non mi esprimo perché non l’ho assaggiata. Ad ogni modo, da quanto riportatomi da Francesco, mi sembra di aver capito che la carne abbia ricevuto, come le patate (chips), un ottimo trattamento. Della salsa e dell’abbinamento tra i due, non so, ma mi sembrava che lui avesse qualche perplessità.
Aspettando i dolci, sento passare, diretto al tavolo dietro al mio, un piatto molto profumato…ma è il fumo dell’affumicatura a freddo! Mi volto subito incuriosita per capire di che portata si trattasse e scopro che era proprio quell’insalata di melone, anguria, tonno e foie gras che avevo mangiato io poco prima. Non faccio in tempo a rivoltarmi che (finalmente!) si presenta Cavallaro al nostro tavolo spiegandoci che, nel mio caso, c’era stato un disguido con la macchinetta affumicatrice e che si sarebbe fatto perdonare.
Io gli rispondo, in tono ironicamente minaccioso, che “era quello che mi auguravo” e gli racconto che leggevo del funzionamento della macchina infernale proprio quella sera, prima di andare da lui.
Arrivano così i dolci (a scelta dalla carta, ma compresi nella somma totale del menù).
Della mia Spuma di yogurt, sorbetto alla ciliegia, bavarese di banane e il cioccolato all’amarone di Giuseppe mi viene suggerito di seguire la sequenza spuma-bavarese-sorbetto (che, tra l’altro, non era di ciliegia, ma di albicocca).
Particolarmente buona la prima, non ho capito in cosa fosse legata alle altre due (a loro volta gradevoli).
Decisamente migliore la Tegola di zucchero e pistacchi, bavarese di ricotta, sorbetto all’albicocca e scaglie di cioccolato del mio fidanzato. Un buon contrasto di sapori, temperature e consistenza, con particolare lode per la tegola e la bavarese.
Non vogliamo caffè.
Chiediamo il conto: 152 euro (matematicamente come da “listino”).
Ma non si doveva far perdonare?
Nicola Cavallaro
Ristorante Al San Cristoforo
Via Lodovico Il Moro, 11
20143 Milano
tel. 02.89.12.60.60
32 commenti:
ai ai ai ... ci sono rimasta male!
maaaa, vale la pena andare o preferisci non rispondere?
bacino
Domanda di riserva????
Sere, che ti devo dire: non abbiamo mangiato male, ma per quasi 80 euro a testa, mi aspettavo qualcosa di più, insomma, niente emozioni, non so come dire...
Forse è colpa mia perchè avevo un'aspettativa troppo alta, dato tutto il vociare che si è fatto...o magari ho beccato una serata sbagliata...mah!
Mi è piaciuto il tuo modo di recensire la tua "esperienza", anche se alla fine non è stata memorabile come ti saresti aspettata....
Credo anche che tanto più conosciamo dei segreti e delle tecniche di cucina, tanto più diventiamo esigenti quando ci si trova al cospetto dei "grandi" no?
Certo che non si è fatto tanto perdonare.....
Ti saluto,
Barbara
Devo essere sincera? Mi sono persa al terzo piatto :-(. Sarà che sono una persona un po' lineare anche in cucina, ma non trovare un filo conduttore in un menu è già di per sé deludente...
Ne approfitto però, Virginia, per salutarti e per complimentarmi per il traguardo degli esami terminati!
Un bacione.
Fossi stata io la cosa che mi avrebbe fatto di più dispiacere è quella sottile disparità di trattamento tra tavoli 'visitati' dallo chef e tavoli 'non visitati'. Doppiamente deludenti le scuse sull'affumicatura.
Vabbè, io comunque oggi ti ho dato un premio :D
Bella recensione: pulita ed esaustiva...e quanto all'esperienza...peccato, che ci vuoi fare, spesso anche i "grandi" sbagliano (anche se difronte ad un totale di 150 € non si dovrebbe proprio...anzi 152...non hanno scontato i 2 €?)
Nadia - Alte Forchette -
Che peccato. Quando ci si regala un ristorante speciale ci si aspetta tanto, giustamente, considerato l'investimento.
Giusto sabato scorso sono stata in uno dei miei ristoranti preferiti che però, visti i prezzi, mi concedo di rado. Nemmeno stavolta mi ha delusa. Ne parlerò a breve.
Bacio!
Uh, Virgi, mi dispiace che non ti abbia soddisfatto. Peccato perché tutte le volte in cui ci sono andata sono sempre andata via con il palato e lo stomaco felice. Dalla tua recensione mi sembra di capire che tutto sommato tu abbia mangiato bene. Sul servizio: eh, erano un po' scombinati prima che andasse via Max, il loro bravissimo maitre, non so se abbiano trovato un sostituto adatto. Sui disguidi, quelli possono accadere ovunque, e certo che quando accadono imprimono una spiacevole sensazione che può rovinare una serata ;(. Alcuni piatti che hai mangiato tu li ho presi anche io, come i ravioli con ricci, e i miei erano molto equilibrati. Soprattutto penso che Cavallaro eccelle nella scelta delle materie prime. Fossi in te ci tornerei, noi adesso andiamo a settembre e non vediamo l'ora ;)
Ragazzuole, sbagliare è lecito, ma non fare nulla per rimediare e prenderti pure per i fondelli è un po' meno lecito.
I gusti sono gusti, ma i fatti sono fatti.
Ciboulette, io sono d'accordo su quello che dici come principio guida per i ristoranti di serie B, ma uno che ti fa pagare 100 euro a testa se ti scappa un calice in più, dev'essere perfetto il giovedì come il sabato, a pranzo come a cena. Il problema, credo, è di aspettative: Virginia si aspettava molto da Cavallaro, perché gode di larga fama tra i foodblogger. Fama che, a quanto leggo, è immeritata (cfr. guida Espresso). E non parlo di gusto, attenzione, perché il gusto è soggettivo e non esiste piatto buono in assoluto (almeno secondo me): parlo di accoglienza e di norme basilari della ristorazione. NON ESISTE che un piatto venga servito INCOMPLETO (in questo caso, senza affumicatura, che poi è il cuore del piatto) e che lo chef esca per dire che è consapevole della mancanza e che rimedierà. Rimedierà? Che significa? Se un piatto non è disponibile, per un motivo o per l'altro, il piatto va cambiato. E su questo non accetto discussione di sorta. Un piatto diverso da quello ordinato, se fatto pagare, dev'essere concordato con il cliente.
Il servizio "scombinato", come lo chiama Maricler, è legittimo e persino divertente, ma NON a 100 euro a testa. Virginia ne ha spesi 80, mi direte, ma non ha bevuto né vino da dessert né caffé. Il che significa che una cena "completa" la si porta via a cento sacchi (e, se la bottiglia è di un certo valore, a cifre superiori). E parliamo di un ristorante dato dalle guide come di medio livello, non di Perbellini! Non è sinceramente troppo per un locale dal servizio "scombinato", che porta piatti incompleti e che, dopo aver ammesso un errore, nemmeno fa cifra tonda sul conto?
Sono perplesso. Volevo andarci da Cavallaro, ma già un paio di persone di cui mi fido l'hanno bonariamente stroncato, o quasi. E a cento sacchi, ahimé, non corro il rischio. Me ne dispiaccio molto, e sinceramente, perché Cavallaro mi attirava davvero.
Sulla materia prima di Cavallaro sono tutti concordi nel dire che è ottima. Ma non basta.
Saluti
Phil
Ciao ragazzi (Phil, da quanto tempo ;)), volevo aggiungere qualche cosa. Sarà un metro personale il mio, ma quando frequento un locale, che sia per una o per più volte, nel piatto del giudizio faccio pesare sempre più elementi: l'accoglienza, il cibo, le materie prime, il servizio, il conto ecc.ecc. E in questo caso non credo che il servizio possa incidere così tanto da spingere a un giudizio del tutto negativo. Sarà che di Cavallaro ho un'opinione molto positiva, sia come cuoco che come persona, ma io credo che la sua sia stata una dimenticanza (nel non rimediare allo sbaglio) che un gesto intenzionale. Cavallaro sa coccolare i clienti, e non parlo solo per la nostra esperienza. Sarà stata una serata storta, e può capitare da lui come da Aimo (ecco, da Aimo un po' meno ;)). Diciamo poi che conoscere lui e altri cuochi, parlarci a lungo, vedere come funziona un ristorante da dietro mi ha spinto a essere molto più indulgente, e a mettere sempre in conto la possibilità di scazzi e scombinature. Nzomma, dopo questa sviolinata a Cavallaro, un caro saluto a entrambi!
Maricler, vedi, sul problema affumicatura gli errori sono stati due:
1: portarmi un piatto incompleto facendo finta di niente (follia);
2: dire di farsi perdonare per poi non farlo (presa per il culo).
Ma al di là di questo, il grosso problema è stato che Cavallaro, dopo avergli lasciato quasi 80 eurini a testa, non mi ha lasciato nessuna emozione. E, a quelle cifre, se permetti lo pretendo.
Maricler, davvero molto tempo! ^^
Io mi attengo ai tuoi stessi principi: "l'accoglienza, il cibo, le materie prime, il servizio, il conto ecc.ecc.". Da quanto dice Virginia, che mi sembra si attenga ai medesimi nostri criteri, solo ed esclusivamente la materia prima è stata all'altezza del conto, mentre il resto, tra alti e bassi, si è situato in una collocazione differente. Prendiamo il servizio. Virginia non dice, mi pare, che sia stato male, ma nemmeno che sia stato eccellente. E, francamente, mi ripeto, in un locale dove è facile spendere cento eurini a testa, mi aspetto un servizio superiore alla media. (Perché Dal Lurido posso accettare un servizio scombinato, ma già nella trattoriuccia da 35 euro lo si trova discreto; ergo, Cavallaro non può offrire un servizio solamente discreto).
Il vero gap è l'accoglienza: servire un piatto incompleto è un errore o una caduta sui fondamentali? Per me non si tratta di errore, ma di gravissima mancanza e di poco rispetto per il cliente, perché è autoevidente che un piatto incompleto non possa entrare in un menu. Dal Lurido non mi è mai successo: quando gli chiedo lo spezzatino supergrasso con la polenta, se non ha la polenta, me lo dice e mi propone il purè. Non mi porta lo spezzatino da solo e poi mi promette di farsi perdonare! A proposito, Cavallaro manco si è fatto perdonare, nel caso di Virginia, perché non solo non ha offerto alcunchè, ma non ha nemmeno arrotondato di due euro il conto. DUE EURO, il prezzo dell'acqua. Io, al suo posto, per prima cosa non avrei servito un piatto privo di un aspetto essenziale, ma poi avrei accompagnato i desserts con un bel calice di vino adatto offerto dalla cucina. Questo per far capire di essere sinceramente dispiaciuti per lo scivolone.
Infine tornerei al conto. Parliamo, ribadisco per l'ennesima volta, di un locale da CENTO euro. So che è assurdo ragionare così, ma trattasi delle vecchie duecento mila. A questo prezzo può capitare una serata storta? Secondo me no. E, se capita, perché gli uomini sono fallibili, è doveroso farsi perdonare. Miei conoscenti sono stati al Sole di Ranco. Cena immangiabile, conto di circa 150 euro a testa. Davanti alle proteste dei clienti, inizialmente hanno provato a svicolare, accusandoli di non aver compreso la cucina, ma poi, davanti all'evidenza, hanno ammesso l'errore e li hanno ospitati una seconda volta offrendo un pranzo che, a occhio, mi è stato riferito di valore molto elevato. Questo è farsi perdonare. E tuttavia i miei conoscenti, dopo il perdono, al Sole non ci sono mai più tornati. Cosa voglio dire? Voglio dire che, quando si offrono prestazioni a caro prezzo, la possibilità di errore scende ai minimi. DEVE farlo. Perché quando si cena al ristorante non si prende in considerazione solo il cibo, ma tutto il contesto, dal momento che alla fine si paga l'insieme, non solo quello che c'è nel piatto. E questo è il vero motivo dei prezzi salati. Quando vai in un certo tipo di locale, come ben noto, gli si paga la cantina, il personale, la posateria, gli strumenti di lavoro, gli architetti, etc. Perché devo pagare tutto questo se non è all'altezza del conto? Insomma, che Virginia abbia mangiato più o meno bene è secondario: sono infatti successe alcune cose davvero spiacevoli che in un ristorante non devono accadere. Serata storta o locale ancora da perfezionare!?
Sul fatto che gestire un ristorante sia difficile, va da sé. Ma non è un problema del cliente. Anche gestire un campo da golf non è facile, ma se uno alla "diciotto" non trova la buca perché non è stata fatta, capisci che gli girano un po' le scatole, visto il costo del "green fee". E poi nessuno ti obbliga ad aprire un ristorante con ambizioni di un certo tipo. Se lo fai, devi sopportarne lo stress, i costi, le difficoltà.
Ciao
Phil
Ahi! In effetti, sul servizio si è sempre claudicato parecchio da Cavallaro. Ma mi sembra che il problema sia stato il non aver aprezzato la cucina, no? Capita. Noi quando stiamo bene de panza tendiamo a lasciar andare, ed è un nostro difetto. Da Ciccio Sultano, per dire, Maricler ha beccato un bel pezzone di guscio di mandorla spaccadenti. E' partita la bestemmia, ma poi ce la siamo presa a ridere. Da Aimo il conto è stato 252 euro, ma quei due euro non ci hanno offeso. Come invece ci ha offeso ognisingolo penny del Racò a Barcellona...
Insomma Virginia ci dispiace che sia capitata così male in un posto in cui magari sei andata anche perché a noi ha così spesso entusiasmato. Ma ci faremo perdonare, presto, indirizzandovi verso la migliore pizzeria di Milano ;-)
ps: Nota tecnica, sullo scorzone, il tartufo estivo, non avrei scommesso, visto che anche da Ciccio non si sentiva granché, ma i ricci? Veramente risaltavano così? Ché noi avevamo sentito quasi solo la vaccinara... Urge ripasso in loco.
Fabrizio, infatti ho letto che alla vostra degustazione dei ravioli, consigliavate di abbondare coi ricci...bè, forse vi ha presi fin troppo alla lettera!
Ti assicuro che sono anch'io come voi. Se le portate mi danno soddisfazione, sorvolo sul resto (vedi "Pont de ferr" di cui parlerò a breve). Ma, come ho già detto, al di là dei gusti, che sono e rimangono tali e personali (anche il padre di Cracco preferisce i tagliolini della moglie a quelli di uovo marinato), mi sono sentita "mal trattata" non tanto dalle due persone addette alla sala, quanto da Cavallaro stesso. Oltre il danno, anche la beffa. E questi sono fatti, non gusti.
Comunque, non preoccupatevi, non è colpa vostra...è da tempo che conosco "di fama" Cavallaro (ancora ai tempi dell'Ape Piera) e ho sempre desiderato andarci.
Grazie ad entrambi per i commenti.
Io, come detto, da Cavallaro l'altra sera non c'ero e non ci sono mai andato, dunque del cibo non parlo volutamente. Se dia o non dia emozioni, questo non lo so. Ad alcuni ho sentito dire di sì, ad altri di no. E' normale. L'ho sentito dire di tutti, o quasi. Infatti mi sono soffermato solo sugli aspetti oggettivi, o presunti tali. Insomma, qui siete tutti d'accordo sul fatto che il servizio è ampiamente perfettibile. E già questo per me è un difetto notevole, a cento euro al cranio.
Sull'arrotondamento, è ovvio che non offenda in quanto tale, ma credo che Virginia l'avrebbe apprezzato come gesto di cortesia (viste le premesse).
Infine, credo di essere un po' troppo formale, perché qui solo io trovo agghiacciante che sia stato servito un piatto non finito, parziale, incompleto, e che ciò sia stato fatto consapevolmente. E' l'ABC, per dio!
Ciao
Phil
ps: ah Fabrì, tu vieni a conoscenza della migliore pizzeria di Milano, e non me lo dici!? Sarà mica Rita e Antonio!?
Scusa Virginia se uso il tuo blog per cose nostre... Ma Phill, ecchiè Rita e Antonio? No, molto più facile... Va bene se ti dico che non è a Milano? ;-)
Cavolo non avevo capito che il piatto fosse stato servito a posta incompleto... Pensavo fosse stata una svista di cui si erano resi conto dopo. No allora se è così è grave. E quando ci andrò lo sgriderò per bene. Però prima del palteau di crudi, che dopo divento sempre troppo buono...
E' bello festeggiare la conclusione degli esami (e colgo l'occasione per congratularmi), pregustando una serata speciale da concedersi.
Mi dispiace che l'esperienza pianificata sia stata così clamorosamente deludente: una condotta simile è sicuramente deprecabile e non consona ad uno chef di quella levatura.
Il successo stanca?
Ciao
Peccato, perchè una serata piacevole di quelle che (si spera) lascino il segno, è facilmente macchiata da piccoli incidenti di percorso.
Per chi ama la cucina, una cena di un certo tipo vale un libro letto, un museo visto, un concerto ascoltato. E' un'occasione di fare esperienza, di crescere, di provare piacere. Purtroppo è una passione costosa, a certi livelli, dunque rimanerci male è una doppia delusione: economica ed emotiva.
L'amante della cucina non è il critico gastronomico, che frequenta più volte un posto per conoscerne le sfumature e per testarlo in modalità e momenti diversi. Dunque un ristorante, per poter essere annoverato in quelli che meritano il bis, deve sparare le sue cartucce migliori al primo colpo. Un errore può essere fatale e può costare un cliente (e magari i suoi amici) per sempre. Ad alti livelli diventa pertanto irreparabile commettere un certo tipo di errore. Ebbene sì, Fabrizio, a Virginia - così dice il suo racconto - è stato portato VOLUTAMENTE un piatto incompleto, con la promessa di farsi perdonare in seguito. Giustamente Virginia si incazza perché nessuno si è fatto perdonare. Ma io dico che il fatto stesso è imperdonabile: non voglio un mezzo piatto con perdono: voglio il piatto intero, servito come deve essere servito, oppure voglio poter scegliere un'alternativa. Questo basta per squalificare un ristorante, secondo me. Ovviamente QUEL tipo di ristorante, dove si spendono cento sacchi, perché, come ho detto, Dal Lurido accetto ben di peggio.
Barbara secondo me dice una cosa giusta: più si è consapevoli e più si è esigenti. E' un'annotazione importante: stupire il popolino è facile, un po' meno chi, per qualche ragione, sa cosa sta mangiando. Ecco perché si sono diffusi ovunque i titoli ridondanti: Spaghetti Senatore Cappelli mantecati con Pecorino romano DOP 8 mesi e pepe della Tasmania. Oohhhh... cosa sarà mai?! Una cacio e pepe. Solo che se lo dici così non puoi farlo pagare 20 euro.
Però il salto di qualità lo si fa se e solo se, dietro i nomi, c'è qualcosa di davvero importante.
Ciao
Phil
Vi ringrazio tutti degli appunti e della competenza. (Anche di phil che legge L'espresso) Quello che scrivete, anche chi qui non c'è stato, serve soprattutto a me. vi ringrazio. Nicola Cavallaro
Caro Cavallaro,
io leggo un po' tutto, non solo l'Espresso: dai foodblogger entusiasti del suo ristorante alle guide un po' più severe (è il loro mestiere). E non credo aprioristicamente né agli uni né agli altri (è il mio metodo). Proprio perché non ho mai avuto modo di mangiare nel suo ristorante, non ho espresso una parola sul cibo. Ho scritto a riguardo che alcuni l'hanno trovato ottimo, altri meno. De gustibus, del resto.
Ci siamo invece tutti soffermati su una questione di stile, mi pare si possa chiamarla così. Ovvero sul fatto che è stato servito e fatto pagare di proposito un piatto incompleto, senza adeguata compensazione (promessa). Poiché lei non smentisce l'informazione, direi che la possiamo definitivamente dare per assodata. Dunque, Espresso o meno, quanto detto resto valido. E non è certo questione di gusto, dunque soggettiva. Che poi queste discussioni le siano utili - se non è sarcastico - è bello e le faccio i miei complimenti (e così credo chiunque leggerà): ascoltare i clienti è di vitale importanza, ancora più delle guide (proprio per questo non tengo l'Espresso sul comodino!).
Con simpatia,
Filippo (Phil)
Non è mia abitudine nascondermi, men che meno a casa mia o dove in ogni caso si parla del mio operato, ho fatto una promessa si che nn ho mantenuto, me e sono dimenticato, serata impegnativa, mi è sfuggito mea culpa, come forse alla signora è sfuggito che il sostantivo bottarga è presente sul menu, così come parlando con me poteva tranquillamente farmi notare la mia dimenticanza. Sono stato io a scusarmi pe un problema in cucina, e vi assicuro che nessuno se ne era accorto. Poco male, ben vengano le recensioni e le critiche, vengono meglio i confronti faccia a faccia. Ma si sa più facile difronte a una tastiera che a quattro occhi.
Caro Cavallaro,
quello che ho vissuto al tuo ristorante, l'hai letto, quindi non posso dirti di più.
Per la questione "bottarga", non potendo ricordare con precisione i nomi dei tuoi piatti, mi sono limitata a fare il copia-incolla dal pdf del menù presente nel sito. E, all'interno del menù "Sessantotto", ad oggi, la parola "bottarga" non compare. Altrove, invece (come ho appena verificato), sì. Del resto, come abbiamo notato scherzando insieme al tuo personale, sulla carta portataci in sala appare la parola "curdi" al posto di "crudi".
"Sono stato io a scusarmi pe un problema in cucina, e vi assicuro che nessuno se ne era accorto", cosa significa?
Che il cliente sia più o meno consapevole, ti dà il diritto di mancargli o meno di rispetto negandogli un piatto completo? Che se ingenuamente viene a mangiare da te a occhi chiusi, confidando nella tua buona fede, lo si può anche prendere in giro, tanto non se ne accorge?
Che questo sia o meno il nostro caso, è una questione secondaria (tra l'altro, già ampiamente chiarita). Quello che è in gioco è la tua onestà nei confronti del (tuo) cliente.
Significa che ho ammesso senza problemi l'errore mi sono scusato e mi sono dimenticato di farmi predonare. Del resto oltre a voi li c'erano alcune altre persone. Dico semplicemente che sarebbe stato molto più semplice confrontarsi a quattr'occhi. Certo fa piu figo scriverlo sul blog. Ma questa è un altra storia. Grazie cmq delle tue precisazioni e delle attente riflessioni. Soprattutto per l'infallibilità. Alla fine vedi che termini come buono molto buono etc scendono in secondo piano. Tanto rumore, si per poco. Buona giornata
Scusate.....mi intrometto, per riuscire a capire meglio.
Lo chef Nicola Cavallaro ha un blog, dove interagisce con il pubblico: conosce quindi il mondo dei blogger culinari e utilizza questo mezzo per fa conoscere se stesso e la sua cucina.
Ora in un blog, una sua cliente, muove qualche critica alla sua cucina, con toni garbati e, a quanto leggo, con una certa competenza (anche se non è uno chef).
Mi chiedo perché lo Chef non faccia tesoro delle critiche costruttive, magari con un atteggiamento meno acido! La critica, se costruttiva e ben argomentata non dovrebbe spaventare nessuno, ma arricchirlo!
Saluti a tutti,
Barbara
La critica è sempre ben accetta sono vocaboli come "onestà" che fanno inacidire, soprattutto se vengono da persone che non ti conoscono. Nel mondo dei blog di cucina ci bazzico da parecchio tempo diciamo dal 2004, e mi creda, non ho mai usato lo stesso in termini pubblicitari. Lo faccio con lo stesso spirito dal dicembre 2004, piaccia o no io ne sono contento. E sono così perdonatemi un po permaloso. Ecco. E di certo lo sarebbero in parecchi se andassimo mettere i puntini nelle ricette dei loro blog.
...quello che mi lascia perplessa è " nessuno si era accorto" ... ma se in cucina è successo un guaio con l'affumicatura, perchè nessuno se ne è accorto? I cuochi non se ne sono accorti (??? chi lo ha preparato il piatto allora???)il personale di sala neanche (ma era la prima volta che veniva servita quella preparazione, e l'esperimento è stato fatto quella sera...? ed in ogni caso il personale in sala conosce il menu, la composizione dei piatti le peculiarità di ogni singola ricetta?)
Per carattere, parlo e chiarisco al momento con i diretti responsabili...(lo devo fare anche per lavoro)...in ogni caso non ci si deve mai dimenticare di una pendenza verso un cliente..spesso si campa con loro.
Ho sbagliato due volte ma son stato e sarò sempre la pendermi la responsabilità di un errore da chiunque sia stato commesso, ho sbagliato tre volte, a non accorgermene subito da accorgermene in ritardo e a fare una promessa che non ho mantenuto. Disonesto però no, stanco scemo o anche ignorante mi va bene ma il termine onestà dentro le mura di casa mia assume dei valori ai quali do grande importanza.
Non credo che "onesta'" fosse usato in termini offensivi. Diciamo correttezza, che forse suona meglio. Nel senso che quando non si e' in grado di dare al cliente quello che ha chiesto (e pagato), bisognerebbe dirglielo, trovare un'alternativa, non far finta di niente o promettere ricompense (che per altro non ci sono state). Usare "errore" e' sbagliato, perche' non vi siete dimenticati l'affumicatura (e ci starebbe anche) ma, data l'impossibilita' di realizzarla, avete pensato bene di fare affidamento sulla scarsa preparazione del cliente. Magari nove volte su dieci va bene, ma poi si becca una foodblogger preparata e ci si merita il post-cazziatone. E' il minimo. O, se si preferisce, e' il rischio del mestiere.
Ciao,
Phil
Cara Virginia, complimenti davvero per il blog.
Trovo molto interesante la tua competenza nel proporre valutazioni e commenti delle tue "esperienze" nei ristoranti...
Vorrei chiederti se ti muovi anche fuori Milano, perchè, in questo caso, c'è il ristorante di un nostro amico, che a noi piace molto, ma saremmo curiosi di un parere "esterno".
Tra l'altro il posto è carino sempre, estate e inverno: si chiama "Trattoria La Posta" e si trova a Longone al Segrno. Se digiti su Google, trovi il sito e le indicazione per arrivarci.
Aspettiamo con curiosità :-)
ciao
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