Ammetto la mia ignoranza o, meglio, il mio provincialismo. Ma forse questo è anche il bello dell'Italia. La sua incredibile varietà fa sì che ciò che è ovvio per l'uno (il laziale, ad esempio) non lo sia per un altro (una mantovana trapiantata a Milano, ad esempio). E così all'alba dei miei ventinove-nonancoracompiuti-anni ho scoperto i pomodori al riso. Che figata.
Meraviglioso incontro tra nord (il riso) e sud (il pomodoro), sono stata letteralmente catturata da questa preparazione e profondamente affascinata da quel riposo che il riso deve fare per una notte immerso nella polpa di pomodoro per intrappolarne i sapori.
Il merito è tutto di Mauro, caro amico di mia suocera nonchè grande conoscitore della cucina della sua regione, che me li ha preparati durante un recente soggiorno in vacanza.
Vi riporto la sua ricetta:
I pomodori al riso di Mauro
Premessa: i pomodori ideali sono i cosiddetti 'cassettoni' o 'scatoloni' di Bolsena che sono dei grandi pomodori con delle naturali anse interne, quasi vuoti, tipo peperone.
Per 4 persone:
8 pomodori
16 cucchiai di riso da risotti (vialone nano o carnaroli)
basilico a go-go
olio, sale
Tagliare la calotta ai pomodori, inciderli internamente per svuotarli e raccoglierne la polpa in una terrina. Aggiungere alla polpa il basilico spezzettato e un pizzico di sale e frullare rapidamente. Aggiungere il riso e lasciare a riposo per almeno 6 ore.
Trascorso questo tempo, riempire i pomodori (nel frattempo conservati in frigo) senza arrivare al bordo, coprirli con la calottina, distribuire un generoso filo d'olio e un pizzico di sale sulla superficie e infornare a 180 gradi finchè vedrete appassire la buccia dei pomodori. Farli raffreddare nel forno spento.
A Roma si usa prepararli con l'aggiunta di qualche spicchio di patata nel recipiente di cottura.
Piccolo post scriptum: se proprio non volete accendere il forno, potete farli anche in padella coprendoli parzialmente con un coperchio (solo parzialmente per evitare l'effetto lessatura).